mercoledì 16 febbraio 2011

Il “Microcrocredito”…una risorsa ! Dall’insegnamento di Yunus una sfida per l’impresa e il sistema. L' insegnamento di Toniolo.



Articolo pubblicato sul periodico "Intervento nella Società" 2009

di Ivan Simeone

Parlando di microcredito ci immaginiamo strumenti di sostegno finanziario, di piccola entità, e messi a disposizione di categorie in difficoltà. Microcredito sovente come sinonimo di piccolo prestito, piccoli mutui da erogare , con procedimenti veloci ed istruiti in maniera molto celere, supportati da non molte garanzie reali.Finalmente anche nel nostro territorio si comincia a discuterne.

Nell’Aprile 2008, al Rotary Club Latina, ho avuto il privilegio di illustrare l’esperienza dell’economista e Premio Nobel Yunus, cercando di focalizzare anche l’esperienza che la Rotary Foundation, concretamente, pone in essere con iniziative di microcredito.

Sul fronte imprenditoriale, registriamo l’interessante intervento del Prof. Maurizio Berruti sulla micro finanza come strumento finalizzato all’emersione del sommerso, antiusura e di sviluppo del territorio; analisi tenuta nell’ambito del seminario sulla “Riqualificazione di bilancio”, organizzato a Latina dalla CONFARTIGIANATO nel Dicembre 2008, vedendo nella micro finanza uno strumento a sostegno delle micro imprese con progetti supportati da dinamiche formative, mettendo in rete camere di commercio, reti imprenditoriali e Istituti bancari.

Parlare di “microcredito” significa, inequivocabilmente, tornare all’esperienza solidale ed economica del mondo cattolico con le prime forme di cooperazione, le banche popolari, i Monti di Pietà, le Tontine, …tutte forme di prestiti di gruppo di un “mercato informale” del credito, se pur con le dovute differenze come le tontine stesse, come evidenziato dal Prof. Leonardo Becchetti nel suo saggio sul microcredito.

L’esperienza sociale cattolica, da sempre, ha evidenziato l’importanza di questi strumenti come veicolo di sussidiarietà; ovvero quando “tutte le società di ordine superiore devono porsi in atteggiamento di aiuto, quindi di sostegno, promozione e sviluppo rispetto alle minori “(DSC n. 186); quindi l’intervento di organismi associativi, dei corpi intermedi, nelle attività economiche e sociali.

Dall’esperienza sociale della Chiesa, si diffusero in tutta Europa esperienze analoghe.

Ricordiamoci la grande e importante attività –siamo alla fine del 1800- dell’ Opera dei Congressi con le sue 588 Casse Rurali e di uomini come Giuseppe Toniolo che fu uno dei più grandi promotori di una economia solidale “attiva” e che influenzò non poco lo sviluppo economico del nostro Paese.

Yunus, in qualche modo, ha il merito di riuscire a riattualizza il concetto di microcredito e lo rilancia la centro del dibattito economico moderno, ma –di fatto- riprendendo concetti da noi vivi fin dal quattrocento.

Siamo nel 1977. Yunus fonda la Grameen Bank.

“…L’uomo non è nato per patire le miserie della fame e dell’indigenza; se oggi soffre, e ha sofferto in passato, è perché noi distogliamo gli occhi dal problema. (…) Non è solo il microcredito che può spazzar via la povertà. Il credito è solo una delle porte, per quanto grande, che la gente può imboccare per uscire dalla miseria. (…) Si tratta soprattutto di avere un diverso concetto della persona…”

Queste parole sono di Muhammad Yunus, colui che ha riproposto con vigore il concetto di microcredito ed ha realizzato la prima “banca del villaggio” ponendovi al centro “la persona” in quanto tale; microcredito definito una nuova “visione del mondo” prima ancora di essere uno strumento economico e finanziario.

Tutta la visione del microcredito, ha evidenziato M. Yunus nell’ambito del primo Congresso internazionale del microcredito tenutosi nel Febbraio del 1997 a Washington “che è stata costruita attorno, per e con il denaro, intimamente e sostanzialmente con esso non ha nulla a che fare. Il suo fine più alto –continua Yunus- è quello di aiutare le persone a sviluppare il proprio potenziale; non ha quindi a che fare con il capitale monetario, bensì con il capitale umano. Il microcredito è solo uno strumento che permette alla gente di liberare i propri sogni, e aiuta anche i più poveri e i più sfortunati a infondere nella propria vita dignità, rispetto e significato”.

Il microcredito rientra in quella grande famiglia che è la “finanza etica” e in questa abbiamo l’investimento etico, e la “microfinanza”, ovvero l’insieme dei servizi erogati da banche specializzate per importi minimali da erogare a soggetti svantaggiati o in difficoltà, o comunque deboli rispetto al tradizionale circuito creditizio.

In quest’ambito si muovono le due figure del Microcredito e della Banca Etica (Banca del Villaggio) e, sempre in quest’ambito, è collocabile l’esperienza della Rotary Foundation.

Dall’esperienza della Grameen Bank, sono nate in tutto il mondo esperienze simili che sono improntate su dinamiche economiche etico-sociali e sostenute da organizzazioni non governative e del terzo settore.

Nell’ambito delle azioni legate al microcredito, non vi sono procedure codificate se non l’individuazione di alcuni singoli aspetti che la tipicizzano, come la figura del Solidarity Group, la “Banca del Villaggio”, il “Fondo rotativo”, le “Associazioni di credito e risparmio” (Saving and Loan Associations) e forme di Individual Lending.

Obiettivo è quello di mettere in condizione di produrre, quelle fasce maggiormente disagiate con meccanismi di credito sociale, prestiti senza particolari interessi e con facilitazioni di rientro.

La teoria di Yunus si fonda su un principio basilare: fare in modo che nell’imprenditore non vi sia una dicotomia tra la necessità di produrre utile e quello di calarsi in una dinamica sociale.

Ecco che si propone la nascita di un vero business sociale,,,,le “imprese sociali” con un suo mercato e delle sue metodologie che guardano al libero mercato e ai fenomeni di globalizzazione che, secondo Yunus, non devono e non possono tramutarsi in imperialismo finanziario.

“Per me –ci rammenta Yunus- i poveri sono come gli alberi bonsai. Se piantate il miglior seme dell’albero più alto in un vaso di fiori, ne ricavate una replica dell’albero più alto, ma di soli pochi centimetri. Non cé niente di male nel seme che avete piantato, è soltanto la base di terrà a essere inadeguata. La gente povera è gente bonsai”.

Da qui il microcredito come strumento e, con la Grameen Bank, si va così a rivoluzionare il “concetto di banca”.

“Il sistema Yunus ha provocato un cambiamento di mentalità anche all'interno della Banca Mondiale, che ha cominciato ad avviare progetti simili a quelli della Grameen. Il microcredito è diventato così uno degli strumenti di finanziamento utilizzati in tutto il mondo per promuovere lo sviluppo economico e sociale, diffuso in oltre 100 Stati, dagli Stati Uniti all'Uganda. In Bangladesh, dove non funziona nulla - disse una volta Yunus - il microcredito funziona come un orologio svizzero.”

La strada da percorrere è lunga e il problema fondamentale è il far accettare una nuova e differente visione culturale dell’economia e dell’impresa stessa, oggi volta al libero mercato e, tranne alcune illuminate eccezioni, alla massimalizzazione dei profitti.

Ma nella nostra cultura occidentale siamo pronti a ragionare di sistemi creditizi solidali ed etici ? Abbiamo la sensibilità vera e reale per operare in tal senso ? Abbiamo gli strumenti e i soggetti Istituzionali e creditizi adeguati ?

Il Prof. Leonardo Becchetti, docente all’Università Tor Vergata di Roma, ha ripercorso e analizzato l’aspetto economico rapportandolo alla nostra realtà industrializzata.

Spesso tematiche di questo genere vengono relegate al convegno di turno, ma poi la realtà quotidiana di molte piccole imprese artigiane e del commercio, ditte individuali e micro-imprese (nell’accezione europea) è ben differente e i problemi ci sono tutti!

Nella nostra economia il target di riferimento per gli interventi di credito etico e solidale sono proprio le micro imprese a conduzione familiare e quei soggetti che non avendo reali garanzie non possono accedere al credito ordinario e tradizionale.

Tutti questi interventi sono caratterizzati da erogazioni minime, tassi che dovrebbero essere ai minimi termini e garanzie reali esigue e minimali….ecco che si parla sovente di co-garanzie reali ad opera di Istituzioni, Fondi di settore appositamente formati e intervento delle associazioni di categoria tramite i Confidi.

Ora, un interrogativo che bisognerebbe porsi è il “cosa fare concretamente” ? Si possono mettere in rete alcune Istituzioni per affrontare realmente questo problema facendolo “uscire” dalle secche degli studi e delle statistiche ?

Secondo il programma di sviluppo delle Nazioni Unite, “il 20% più ricco della popolazione mondiale ottiene il 95% del credito complessivo erogato nel mondo”.

Il problema di fasce consistenti di popolazione è quello della mancanza di garanzie reali che gli permetterebbero di accedere al credito tradizionale o, riguardo alle micro imprese, non essere finanziariamente interessanti e degne di attenzione da parte del sistema bancario.

I programmi di credito sociale, oltre a forme di erogazione, accompagnano anche i soggetti interessati, con particolari azioni di supporto: formazione, gestione d’impresa e commercializzazione dei prodotti.

Oggi il micro credito è uno strumento legato ad una particolare visione sociale dell’economia e, ancora, necessita di molta dedizione e sensibilizzazione che deve essere principalmente “culturale”.

Spesso, impropriamente, si parla di microcredito legandolo ad interventi spot, senza una visione organica e globale del problema e il tutto si scontra con la realtà del nostro sistema bancario che, complessivamente, non è pronto a recepire queste “sfide” sociali, imperniato ancora esclusivamente sulle garanzie reali e sulle concrete e certificate capacità di rientro dei soggetti, dove l’idea –se pur vincente- si finanzia solamente se supportata da qualche bella coobbligazione.

La strada è ormai tracciata. Dobbiamo avere il coraggio di percorrerla riuscendo a coniugare la professionalità, il mercato ed un po’ di spirito solidale. D’altra parte bisogna ammettere che mai come oggi i concetti di banca etica ed economia solidale, sono più che mai attuali e possono forse essere un “salvagente” in questi momenti di crisi economica globalizzata.

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