IL PUNTO
Di seguito riporto l'articolo pubblicato sull'ultimo numero del magazine "La Ruota".
E’
possibile “fare impresa” in maniera etica ?
Alcuni spunti
“controcorrente” intorno all’ azione professionale.
di Ivan Simeone
ivansimeone.blogspot.com
Nel Rotary Code of Policies, la raccolta
delle norme del Rotary, quando si parla di “azione
professionale” –una delle principali vie d’azione per il rotariano- si pone
l’accento sull’attività professionale ed imprenditoriale che deve essere
incentrata su principi e valori etici.
Questo dovrebbe essere uno dei punti distintivi
del nostro impegno, ben sapendo che siamo immersi in una realtà sociale che
–diciamolo chiaramente- punta prevalentemente al profitto finalizzato a se stesso
in omaggio a teorie oggi in voga ma che cominciano a “segnare” qualche nota di
contrasto.
Nei giorni scorsi, in un dossier pubblicato
dalla rivista “Il Timone” (numero di
gennaio 2019) si evidenziava un modo diverso di “fare impresa” con successo,
prendendo ad esempio delle buone pratiche legate alle famiglie Ferrero (il papà della Nutella), Vittorio Taddei (Gruppo Teddy), Cesare Ponti (settore agroalimentare), Stefano Zanni (Holyart)….tutte realtà
imprenditoriali vincenti che avevano un unico denominatore comune: rispettare l’etica d’impresa e valorizzare
la persona e l’azienda familiare.
I dati statistici evidenziano come il tessuto
imprenditoriale italiano è legato alle piccole e medie imprese che hanno un
loro humus nell’azienda di famiglia, una tradizione che rende forte il nostro
marchio “Made in Italy” e che riescono a coniugare la regola del profitto, Adam
Smith docet, con il bene comune.
Solo alcuni numeri per inquadrare la
situazione: in Italia il 95,2% delle imprese (4.180.870) sono realtà della
microimpresa, ovvero al di sotto dei 10 dipendenti, che totalizzano ben il
45,3% dell’intera occupazione; percentuali che salgono al 99,4% calcolando
anche le piccole imprese fino ai 50 addetti.
Solo nella provincia di Latina le piccole e micro imprese totalizzano il 99,6%
dell’intera realtà imprenditoriale pontina.
Ma torniamo alla nostra riflessione.
Una delle “buone pratiche” che stanno dando
risultati positivi in termini di profitto e di impegno sociale è l’“Economia di Comunione” ideata da Chiara Lubich; “che contribuirà a stimolare una nuova mentalità d’impresa ed un nuovo
stile di vita nel campo socio-economico”. Solo un esempio.
Certo se andiamo nel tecnico, parlando di
“impresa etica” dobbiamo metterla in correlazione con un bilancio sociale, con
la stessa “certificazione” di impresa etica (la SA8000 una delle tante), ma a
noi oggi interessa la sostanza delle cose; quei Valori che dovrebbero muovere
l’agire etico di chi fa oggi impresa.
L’ importanza dei rapporti con i propri
dipendenti che sono innanzitutto i primi “collaboratori” dell’imprenditore, il
legame con il territorio, il welfare aziendale, la valorizzazione delle proprie
tradizioni aziendali familiari, il porre al centro dell’azione “la Persona”, il
tutto coniugandolo con la giusta esigenza di fare business e profitto.
E’
possibile, come chiede Chiara Lubich, una economia vissuta con una cultura
della legalità, rispettando l’etica nei rapporti con i clienti, i fornitori e
con la pubblica amministrazione?
L’amico Paolo
Pugni, autore di alcuni interessanti saggi sul lavoro e sulla leadership
(“Lavoro & Responsabilità” e "L'anima del leader" per le edizioni ARES di Milano), ha evidenziato
come il problema di fondo del nostro tempo è proprio la perdita di fiducia in standard etici oggettivi.
Vi è un documento che ritengo ancora oggi
prezioso, per chi opera in ambito economico. Mi riferisco alla “Caritas in Veritate” di Benedetto XVI,
una Enciclica che è un condensato sociale ed economico prezioso, che guarda ai
nostri giorni con occhi sì di speranza ma immersi nella realtà del quotidiano,
un documento che, al di là delle personali valutazioni di credo, da laico (non
laicista !) ritengo sia importante confrontarcisi.
In
definitiva, possiamo sposare qualsiasi scuola di pensiero economico ma per dare
respiro alla nostra economia ed al bene della nostra comunità, bisogna che il
matrimonio tra economia ed etica non possa più essere rinviato.
Vorrei concludere queste brevi riflessioni
con due righe della Caritas in Veritate, quando evidenzia, al punto 36, che “La sfera economica non è né eticamente
neutrale né di sua natura disumana e antisociale. Essa appartiene all’attività
dell’uomo e, proprio perché umana, deve essere strutturata e istituzionalizzata
eticamente”.Una bella sfida per noi rotariani, al di là del nostro
personale credo.
Per approfondire:
L’Organizzazione
perfetta Massimo Folador Ed. “Guerini e Associati”
Elogio
della piccola impresa Giulio
Sapelli Ed. “il
Mulino”
L’
Economia di Comunione Chiara
Lubich Ed. “Città
Nuova”
Benedetta
Economia L. Bruni e
A. Smerilli Ed. “Città Nuova”
La
Santificazione del lavoro J.L.
Illanes Ed.
“ARES”
Lavoro
& Responsabilità Paolo
Pugni Ed. “ARES”
Ivan Simeone, Past
President Rc Latina e Segretario di Club 2018-2019
Coordinatore editoriale
de “La Ruota”
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