sabato 26 febbraio 2011

….”SULLA NUOVA DESTRA”


di Ivan Simeone

Riflessioni a margine del saggio di P.A.Taguieff sul movimento metapolitico di Alain de Benoist.

Per un approfondimento sulla materia, vedi: www.diorama.it

L’attuale dibattito politico sta, con insistenza, incentrando la sua attenzione ad un nuovo probabile soggetto del Centro-destra e, molto spesso impropriamente, ci si richiama al termine “nuova destra”….ma cerchiamo di comprendere realmente cosa è e cosa “è stata” la “nuova destra”.

“Sulla Nuova Destra” è il saggio dello storico Pierre André Taguioff, edito dalla Vallecchi, dedicato alla figura di Alain De Benoist e al movimento “metapolitico” della “nuova destra” che, negli anni 70/80, anche in Italia, ha acceso il dibattito lasciando un segno profondo nel variegato mondo della destra ( e non solo ) culturale italiana.

Queste righe vogliono solo essere uno spunto per approfondimenti ed una “riflessione” su un aria di novità che avvolgeva gli ambienti liceali e universitari che guardavano con interesse “a destra” quando questo non era certamente di moda.

Ma chi è de Benoist?

Quali le linee programmatiche della Nuova Destra (ND) francese?

Quali percorsi per la ND italiana?

E’ oggi ancora corretto parlare di “nuova destra” ?

Il movimento della Nuova Destra nasce da due incubatoi culturali come il GRECE (Gruppi di Ricerca e Studi per la Civiltà Europea) fondato nel 1968 e dal Club de l’Horologe del 1974.

Quella che è definita ND è una “impresa di rifondazione culturale” della galassia della destra politica francese e andava oltre, puntando ad una strategia culturale o “metapolitica”, ovvero “la conquista del potere politico presuppone quella del potere culturale”.

Il GRECE –leggiamo in Elements n. 20 del 1977, la rivista ufficiale della ND- ha intrapreso una azione metapolitica sulla società. Un’azione consistente nel rispondere al potere culturale sul suo territorio: con un contropotere culturale»

Gli intellettuale del GRECE –prevalentemente ricercatori universitari, giornalisti, uomini più di cultura che di azione- primo fra tutti Alain de Benoist- si pongono come i primi avversari ed oppositori ideologici della cultura marxista.

Il GRECE e la “Nouvelle droite” hanno cercato di inserirsi nelle dinamiche culturali universitarie ed il saggio della Vallecchi ci porta per mano a scoprire i vari momenti che hanno caratterizzato il pensiero della ND francese ed i suoi punti di riferimento.

La rottura con la tradizione cattolica –aspetto che in Italia non ha avuto seguito- l’antiegualitarismo, una radicale critica all’economicismo ed alla visione mercantile del mondo…il tutto guardando ad una eredità indoeuropea e paganeggiante; l’opera di Toguieff va ad analizzare queste tematiche guardando alla ND sia sotto una luce prettamente ideologica e filosofica che proiettata nel pragmatismo politico della destra francese dell’epoca.

Questo “movimento” culturale ha rappresentato, anche in Italia, una novità ed ha segnato un momento di rottura con quelle forme della destra culturale post-fascista, gettando quelle basi che –ancora oggi- ci portano ad un confronto poltico-culturale propositivo che guarda alle nuove dinamiche europee parlando di “comune identità” ed “appartenenza” oltre agli aspetti economici e mercantili.

In Italia il movimento della ND si è differenziato dai “cugini” francesi per aver incentrato il dibattito su quello che veniva (e viene tuttora) definito il “gramscismo di destra”, ovvero il prevalere dell’analisi culturale sulla prassi politica.

La ND italiana nasce ( se possiamo usare questo termine ) a Firenze nel 1974, quando un gruppo di militanti dell’allora MSI incontrano esponenti del GRECE.

Esponente di spicco della delegazione italiana l’allora giovane Marco Tarchi, oggi apprezzato e valido ricercatore universitario, politologo autore di numerosi saggi e direttore delle riviste “Diorama Letterario” e “Trasgressioni”.

Nel primo periodo le vicende della ND si vanno ad intersecare con l’esperienza giovanile missina, nell’area vicina alla componente rautiana.

Nascono le prime testate giornalistiche di riferimento, testate prevalentemente presenti nei circuiti culturali e politici della destra italiana. Nasce nel 1974 la “Voce della Fogna” e nel 1976 “Diorama Letterario”.

Nel 1977 il primo Campo Hobbit lancia la “provocazione” di un nuovo modo di interpretare la politica e nel 1978 nasce la rivista “Elementi” collegata all’omonima testata francese del GRECE.

Il 1997 vede la nascita del quindicinale “LINEA”, diretto da Pino Rauti, testata che ha segnato un momento formativo rilevante, trasformandosi in un laboratorio culturale per le nuove generazioni.

Si celebra il Congresso di Napoli del MSI con la mozione rautiana “Spazio Nuovo” che raccoglie non poche sollecitazioni ideologiche del movimento della ND.

Nel 1980 a Castel Camponeschi si celebra il terzo Campo Hobbit che, probabilmente, sancisce definitivamente la Nuova Destra italiana anche dinanzi all’opinione pubblica.

Queste le date e i momenti salienti di un processo di crescita prevalentemente culturale. Era il periodo in cui ci si confrontava con gli scritti di Lorenz, si analizzavano i pensatori della “Rivoluzione conservatrice” e Tarmo Kunnas, il cattolico Mounier e gli scritti di Drieu La Rochelle, di Tonnies e prendeva corpo il mito della letteratura fantasy con Tolkien….il periodico Linea aveva una intera pagina fissa di interventi denominata “Sulle ali della fantasy”….il politichese era divenuto un fattore secondario.

Metapolitica, superamento della destra nostalgica, confronto dialettico destra-sinistra, terza via tra americanismo e marxismo, ritorno al Sacro ed al mito, rivalutazione del senso della comunità e concezione organica della società, apertura alle nuove tecnologie e richiamo ad una forte identità europea….sono i concetti-chiave del movimento intellettuale che si va formando intorno alla “Nuova Destra”, lanciando una provocazione culturale a tutto campo e ponendosi in un confronto dialettico con la sinistra scevro da forme di subalternità.

Nascono i primi movimenti ecologici “di destra”, le prime associazioni femminili “di destra”, le prime librerie e centri culturali “di destra”, i primi complessi musicali….tutto è in movimento e comincia a raccogliere consensi dentro e fuori il tradizionale spazio della destra missina dell’epoca.

Nel 1981 il maggior riferimento di questo nuovo movimento, Marco Tarchi, viene espulso dal MSI e da quel momento il percorso della ND italiana, lentamente ma costantemente, prende altre vie. E’ questo un momento fondamentale che ha segnato una inversione di rotta, una reale involuzione della destra partitica.

Si organizzano convegni di studi nazionali e si comincia ad intravedere una scelta prevalentemente di studio e d’analisi ideologica tralasciando il pragmatismo e la militanza politico-partitica.

La ND continua ad essere un riferimento per una parte dell’area politica missina ma va oltre.

Nel Gennaio del 1980 vi è il convegno su Ipotesi e strategie di una nuova destra”, nel marzo 1981 il convegno nazionale su “Al di là della destra e della sinistra”….la ND italiana –come evidenziato nel saggio di Enzo Raisi- in “Storia ed Idee della Nuova Destra” edizioni Settimo Sigillo- “non si pone solo il problema della conquista del consenso bensì (…) indica una nuova strada, nuova per la destra, per conseguire il potere senza utilizzare i vetusti modelli che ponevano l’azione al centro di ogni attività”…

In definitiva il merito della ND, nel panorama politico italiano, è stato l’aver contribuito a far uscire la destra dal “tunnel del fascismo”.

La scelta della ND è stata quella di “sancire la fine del dopoguerra, di entrare nel post-guerra”.

Siamo negli anni 90.

Anche per la ND italiana il punto focale è stata la strategia metapolitica –oggi più che mai attuale- ed una visione democratica legata all’organicismo…”la democrazia organica –ci rammenta Alain de Benoist nel saggio Democrazia, il problema- fondata sulla sovranità nazionale e popolare, potrebbe essere quella della fratellanza”.

Altro concetto fondante per il movimento metapolitico, è il valorizzare “la comunità”…”il dato discriminante è che una società organica punta alla composizione continua dei conflitti attraverso sintesi successive ai valori condivisi…L’ organicismo cui la ND si richiama non è negazione del conflitto, o velleità di restaurazione di un impossibile ancien règime, ma il tentativo, nato sui bisogni emergenti, di risolvere l’evidente crisi di plausibilità delle attuali strutture politiche fondando forme e soggetti nuovi del processo politico, capaci di articolare e risolvere il conflitto per non renderlo implosivo” (M. Tarchi).

La ND vuole superare il momento economicistico, focalizzando l’attenzione su una società legata alla propria identità tradizionale e, al contempo, protesa verso il futuro.

Oggi il dibattito del movimento identificato con la “Nuova Destra” ha preso strade di ricerca sociologica e prettamente culturale, abbandonando le spinte politico-partitiche e lo stesso mondo della destra politica, tanto che lo stesso Marco Tarchi identifica il suo pensiero socio-politico con il termine “nuove sintesi”.

Per concludere queste “riflessioni”, segnaliamo il documento “La Nuova destra del 2000”, pubblicato su Diorama Letterario n. 229/230 del 1999

Oggi il dibattito intorno alla “nuova destra” attuale, molto probabilmente, sarà un’altra cosa.

*Ivan Simeone, formatosi nell’associazionismo cattolico romano, collabora con la rivista “Intervento nella Società” e, a Latina, ha dato vita a diverse iniziative culturali e sociali tra cui l’ Ethos Club degli anni 90, sodalizio culturale di giovani professionisti ed universitari dell’epoca e si è impegnato a sostegno delle politiche familiari e pro life. Oggi è il promotore e Presidente del Centro culturale “G. Toniolo”.


mercoledì 23 febbraio 2011

Il “bene comune” come riferimento per i cattolici impegnati nel politico e nell’economia.


Articolo di Ivan Simeone, pubblicato sulla Rivista "Intervento nella Società" 2007 Un problema valido ancora oggi...sopratutto a Latina !!!




Nel centenario dell’istituzione delle Settimane Sociali, volute da Giuseppe Toniolo nel 1907, quella che si “celebrerà” il prossimo 18/21 ottobre a Pisa e a Pistoia, è una indicazione importante per tutti coloro (cattolici e non) che operano attivamente nelle realtà politiche ed economiche.

Certamente le settimane sociali dovrebbero essere un punto di riferimento e di riflessione anche per la nostra comunità cittadina ed un dibattito dovrà poi essere aperto alla luce di quanto si discuterà nei prossimi giorni, anche a Latina.

Il documento preparatorio è già un forte indicazione. “Il bene Comune oggi: un impegno che viene da lontano” è il tema dell’edizione 2007.

Il documento partendo dall’importante contributo che il movimento cattolico ha dato alla società italiana anche con la promozione di una grande rete di opere solidaristiche e mutualistiche, a sostegno del tessuto economico dell’epoca, analizza i vari momenti dell’impegno sociale dei cristiani attraverso il periodo liberale prima e fascista poi.

Le Settimane Sociali hanno di fatto rappresentato un punto di riferimento, di confronto e di dibattito fino al 1935, anno in cui il fascismo soppresse questa importante iniziativa che aveva analizzato tematiche come la famiglia, il lavoro, la scuola….per poi riprendere il loro percorso formativo nel 1945.

Nel 1985 le settimane sociali ripresero vigore, sotto l’impulso del Convegno di Loreto.

Oggi si è chiamati a riflettere sul senso del Bene Comune e non bisogna ridurre l’impegno sociale del cattolico colorandolo con questo o quel colore partitico.

Oggi “la presenza pubblica e politica del cattolicesimo è sovente e da piparti contestata e ostacolata:sileant cattolici in munere alieno!” volendo relegare il cattolico nell’ambito privato…..”ma deve essere chiaro –continua il documento preparatorio alla Settimana Sociale 2007- che i cattolici italiani non hanno nessuna volontà di abdicare ai diritti e alle responsabilità loro derivanti dalla cittadinanza, mentre sono consapevoli della necessità di dover onorare quei doveri inderogabili di solidarietà politica, economica e sociale che l’art. 2 della Costituzione riconosce a ogni appartenente alla comunità politica.”

Certamente nella prospettiva cattolica sussiste un principio di “laicità” che non vuole però tramutarsi in una ideologia ma intesa come una “casa comune”. Qui certamente bisognerà aprire un confronto sereno ma chiaro.

Ma cosa è il bene comune ? Che attinenza può avere con la sfera economica o politica ? Come si inserisce nelle scelte di una Amministrazione comunale o provinciale ? Sono tutti interrogativi che dobbiamo porci, laici e credenti insieme, per operare al meglio. “Il bene comune è di tutti e di ciascuno…..e solo insieme è possibile raggiungerlo, accrescerlo e custodirlo, anche in vista del futuro”.

Il Bene Comune, riprendendo l’insegnamento del Compendio della dottrina sociale e la Gaudium et Spes, è l’insieme di quelle condizioni della vita sociale che permettono sia alle collettività sia ai singoli membri di raggiungere la propria perfezione più pienamente e più celermente….il bene comune impegna tutti, dai politici agli economisti, dagli imprenditori ai lavoratori.

Altro punto focale, della Settimana Sociale, è incentrato sul concetto di nuovo Welfare, ovvero di “welfare society”.

Premesso che, come ha ribadito il S. Padre Benedetto XVI, la Chiesa non è e non intende essere un agente politico, si guarda ad un superamento del vecchio stato sociale ed a un welfare society che si muova in una direzione “di una società del benessere più autodiretta, più responsabilizzata, meno burocratizzata, meno compressa dall’alto e più giusta. Ciò vorrà dire –puntualizza il documento preparatorio della Settimana Sociale- ad esempio valorizzare le agenzie di servizio che nascono dentro la società a livello privato perché siano inserite all’interno di una programmazione pubblica di servizi e siano rispettate nella loro autonomia di azione e di gestione. Così pure sarà importante che la famiglia venga riscoperta nella sua preziosa funzione sociale….”

Ovviamente, si ribadisce, senza alcun coinvolgimento in questo o quello schieramento politico, come ci rammenta Giovanni Paolo II al Convegno di Palermo del 1995.

Con la prossima Settimana Sociale si vuole ribadire il ruolo del laicato cattolico dinanzi alla comunità sociale ed alle Istituzioni, non riducendo il tutto a strumentalizzazione di sorta ma evidenziando l’importante compito di rievangelizzazione della Chiesa nella società civile.

In definitva bisogna considerare “l’impegno sociopolitico come parte indispensabile della vocazione cristiana”, al servizio di tutto il Paese.

martedì 22 febbraio 2011

"Dove nasce l'assicurazione ?" Appunti di storia della previdenza privata.



di Ivan Simeone

Articolo pubblicato sulla rivista Ego


GLI INIZI…

Dei primi cenni del concetto d’assicurazione si trova traccia in Palestina, Egitto, Grecia e perfino nel codice di Hammurabi, dove sembra esistessero forme associazionistiche, professionali e religiose che si preoccupavano di assicurare la sepoltura a chi ne faceva parte. Le prime, concrete, espressioni di quella che poi sarà l’assicurazione, le troviamo nella Roma antica con i collegia tenuiorum, associazioni d’operai che oltre ad avere finalità professionali si proponevano di assistere i soci e le loro famiglie in caso di malattia e di morte, e con i collegia funeraticia, con i quali si fornivano i mezzi per sostenere le spese funebri.

Certamente quando andiamo ad esaminare le origini storiche del mondo assicurativo, ci imbattiamo in un concetto di fondo: la solidarietà professionale, la mutualità e la reciproca assistenza, concetti cardini che poi, con le dovute differenze, ritroviamo nei moderni contratti assicurativi. Analizzare gli aspetti delle “origini” non è cosa facile anche perché non sempre, sul mercato comune, sono reperibili testi appropriati, se non in biblioteche specializzate o in pubblicazioni “promozionali” o “istituzionali”. Una pubblicazione completa nel settore “storico-assicurativo” è la raccolta di studi a firma del Prof. Antonio La Torre cui ci richiamiamo.

ANTICA ROMA….

Ma tornando ai nostri “appunti”, bisogna ritornare nell’antica Roma quando comparvero alcune iniziali forme d’assicurazioni di rendita vitalizia..siamo nel circa 200 a.C..Un antico esempio d’ampia mutualità è una legge promulgata a Rodi ancor prima dell’avvento di Cristo che sanciva il criterio della compensazione generale delle perdite conseguenti ad alleggerimenti del carico effettuati durante la navigazione allo scopo di salvare la nave e con lei i suoi passeggeri ed il suo equipaggio. All’epoca romana e nel Medio Evo, risalgono le caratteristiche principali delle prime forme di quelle che noi oggi chiamiamo “polizze vita” ovvero forme assicurative che prevedono un capitale maggiorato il quale veniva dato alla ricorrenza di un evento prestabilito. Da qui scaturirono le prime forme d’assicurazione a carattere dotale.

MEDIO EVO….

Nel Medio Evo nasce e si sviluppa non poco il concetto di “solidarietà” e ne sono testimonianza le “Gilde Nordiche” che si occupavano di chi, nella vecchiaia, veniva colpito da malattie, e -a fronte di un contributo che veniva dato dall’assicurato quando era nel pieno dell’attività lavorativa- garantiva un sostegno finanziario anche nei casi d’incendio e naufragio. Fra le Gilde più antiche bisogna rammentarne una anglosassone che si occupava a fornire garanzie per il bestiame rubato – siamo nel IX secolo -, una inglese per le spese di sepoltura (XI secolo) ed una per le navi distrutte da tempeste (XII secolo). Simili alle Gilde sono le Genossens Chaften germaniche e le Hrepps islandesi. In Italia, nella stessa epoca, si costituirono mutue di pescatori a Sorrento, Viareggio…il cui scopo era quello di contribuire alla spese occorrenti per sostituire una barca andata distrutta. Gilde erano presenti anche in Spagna, nel settore del commercio e nel mondo professionale.

IN ITALIA…

Nell’epoca medioevale il concetto di mutuo soccorso era quello di un rischio ripartito fra i soci di una determinata corporazione. Nella prima metà del XIV secolo il concetto di mutualità si evolve per arrivare al trasferimento di un rischio a fronte del pagamento di una somma di denaro. Il più antico contratto d’assicurazione sembrerebbe –il condizionale è d’obbligo- portare la data del 23 Ottobre 1347 riguardante un trasporto. Alcune delle forme societarie più importanti furono ideate da Lorenzo Tonti –siamo nel XVII secolo- e da qui presero il nome di TONTINE, dove si riconoscevano delle rendite vitalizie.

Le Tontine ebbero notevole successo e furono applicate anche in Francia tra il 1653 e la fine del 700.

Nel secolo XII, periodo in cui i mari furono dominati da pirati e corsari, si diffusero anche le assicurazioni del riscatto della prigionia che contraevano i viaggiatori e che, in caso di morte del prigioniero, divenivano vere e proprie assicurazioni vita-infortuni, in quanto il capitale non veniva incamerato dagli assicuratori ma andava a beneficio dei familiari superstiti del defunto. La vera assicurazione, nel frattempo, nasce e si sviluppa in Italia nel settore del trasporto marittimo. Italiane sono state anche le prime leggi assicurative come quella del Doge genovese Gabriele Adorno del 1369. Da qui le assicurazioni dilagano per tutto il mediterraneo e vanno a coprire anche altri rischi come quello dei trasporti terrestri. Un forte sviluppo del mondo assicurativo fu dato dalla Spagna dove nacque la prima regolamentazione completa del rapporto assicurativo con le cinque ordinanze di Barcellona fra il 1435 e il 1484, ordinanze inserite nel Consolato del Mare.

L’INTERVENTO DELLO STATO…

L’intervento dello Stato nel settore assicurativo, si ebbe molto presto. I primi documenti al riguardo ci sono pervenuti dai Paesi Bassi dove Filippo II, con decreto del 1570, nominò un commissario di stato per le assicurazioni, Diego Gonzales di Gand, responsabile della sorveglianza sul buon fine dei contratti, il quale rese obbligatoria la registrazione delle polizze. Tali ordinanze vennero emanate nel XVI secolo quando le Fiandre facevano ancora parte dell’Impero Spagnolo, mentre verso il finire dello stesso secolo, apparve il classico Guidon de la Mer francese. Un secolo più tardi, nel 1681, in Francia, fu pubblicata la famosa Ordonnance de la Marine e tutta la successiva legislazione sulle assicurazioni marittime trasse ispirazione da questo documento. La scoperta dell’America portò ad un grande sviluppo dell’attività assicurativa, la cui storia coincide con una delle pagine più buie dei contratti mercantili. Per citare Carande: “ contro i molti pericoli derivanti dai mali dai quali le corporazioni e gli assicuratori desideravano proteggersi e la sorprendente uniformità dei loro comportamenti venivano contemplate procedure generalizzate, tutte dello stesso tipo. L’avidità dei mercanti, la parsimonia degli assicuratori e la previdenza dei pubblici poteri, che cercavano di trovare fra queste un equilibrio, tutto ciò contribuisce a far progredire l’assicurazione a premio fisso. Ma era sempre un vano impegno conciliare gli interessi di chi sopportava il rischio con quelli di chi, a spese delle assicurazioni, cercava l’arricchimento e non il risarcimento”. Era anche prassi comune assicurare lo stesso carico svariate volte e non c’erano navi senza carico nelle mani dei mercanti…strano ma vero: il “vizietto” del sinistro fasullo risale a tempi antichi; la storia ci insegna!!!

LLOYD’S E INGHILTERRA…

Quando il dominio dei mari passò dalla Spagna all’Inghilterra, questo paese conquistò, ovviamente, anche il primato nel mercato delle assicurazioni marittime. Il Lloyd’s di Londra, che nacque nel 1686, divenne il centro del mercato assicurativo marittimo inglese e poi un gigante dell’industria assicurativa mondiale. In Inghilterra non solo fiorì l’assicurazione marittima, ma nacquero per la prima volta nel XVII secolo anche le assicurazioni terrestri e le prime moderne imprese assicurative sia come società di mutue che società per azioni. Lo sviluppo del mondo assicurativo è stato, di fatto, strettamente legato al dominio mercantile dei mari e alle attività delle corporazioni professionali. La prima Società Assicurativa nacque nel 1667, per opera del dott. Barbon, finalizzata alla copertura di rischi incendio, e ciò grazie al famoso incendio di Londra nel 1666. Gli stessi Lloyd’s di Londra nati tra il 1686 ed il 1687 come compagnia assicurativa marittima, presero il nome da un semplice bar dove i pescatori londinesi si incontravano e dove avvenivano gli accordi assicurativi ed ebbero, in seguito, uno sviluppo globale. Inizialmente, le polizze vita, nacquero in Inghilterra come vere e proprie “scommesse”, senza una regolamentazione e, quindi, vietate dalla legge. Queste vennero poi regolate dal Gambling ACT del 1774 e da questa data ebbero uno sviluppo in tutta Europa.

LA PRIMA COMPAGNIA…

Nel 1681, a Venezia, si costituì la prima Compagnia di Assicurazione che garantiva i rischi marittimi.

E’ questa l’epoca in cui si evolve ancora il mondo assicurativo. Gli assicuratori , associati tra loro, che sino allora garantivano con i premi ma anche con il loro patrimonio personale, lasciarono il posto ad un organismo più moderno in cui il rischio dei soci era limitato alla quota di capitale versata. L’esperienza accumulata da questa forma societaria, fu la base della ideazione della prima “tavola di mortalità” ideata da Deparcieux. Nel frattempo, nella società dell’epoca, cominciarono a comparire i primi elementi del “calcolo delle probabilitàgrazie a Blaise Pascal e a Pierre De Fermat. Con l’istituzione dei registri anagrafici parrocchiali, le raccolte dati divennero “sistema” per il calcolo della mortalità e così fu fatto un altro, basilare, passo in avanti verso quella che è oggi la moderna polizza assicurativa. Grazie a questo incessante susseguirsi di dati, studi ed esperienze vissute, Edmund Halley riuscì a creare alla prima vera tavola di mortalità. Con la costituzione della “The amicable society for a percentual assurance office” nel 1705, nacque il moderno concetto di assicurazione. Siamo in Inghilterra. La società britannica ancora non usava una differenziazione del rischio rispetto all’età dell’assicurato se non calcolando un rischio comune fra i dodici ed i quarantacinque anni.

NASCONO I PREMI DIFFERENZIATI…

Il primo esempio di tecnica attuariale applicata al mondo assicurativo lo si deve a James Dodson nel 1750. Fu lo stesso Dodson che fondò –sempre a Londra- la “Equitable Society” cheper prima ideò i “Premi” differenziati rispetto all’età dei clienti.Per la prima volta apparse anche una certificazione medica sullo stato di saluto dell’assicurato e il primo tasso di interesse di sconto.