martedì 31 dicembre 2013

Buon 2014 ricco di salute, successi ed .... impegni.




Auguri a tutti per un 2014 ricco di serenità , salute ed impegni.

Il 2013 è stato un anno difficile, per tanti motivi.
Il 2014 sarà certamente un anno di crescita e di forte impegno. 

Stiamo assistendo a molte assurdità politiche, sociali ed economiche.....per non parlare poi dei valori che stanno cercando di farli dissolvere in ogni modo ma......le buone
radici non gelano !
Ci aspetta un periodo di grande movimento e produttività sia lavorativa che politica .

A tutti ..... Buon 2014 e "buon impegno" !

Ivan

lunedì 14 ottobre 2013

“Non puoi fare una buona economia con una cattiva etica”. Una riflessione.



Anticipiamo la riflessione che verrà pubblicata sul "Notes Credito 2013", edito dalla Confartigianato Imprese Latina, in collaborazione con la Camera di Commercio, per il progetto "Credito e Impresa 2013".

“Non puoi fare una buona economia
con una cattiva etica”.
Oltre i numeri, quali prospettive ? Cosa fare ?

di Ivan Simeone


Premessa

Quando parliamo di credito e di finanziamenti per le imprese, mai come in questo momento storico, le riflessioni che si fanno sono fondamentalmente legate a due particolari aspetti: l’etica del credito/economica e il “come fare” ad accedere al credito bancario avendo, oggi, la Banca perso il suo valore di soggetto solidale ed essendo ormai una azienda che “deve fare profitto”.
E’ triste sentire direttori di Banca che dicono: “anche noi siamo una impresa e dobbiamo fare i nostri profitti”, cosa oggi (purtroppo) sacrosanta ma, nel medesimo momento, questi Direttori non sanno o non vogliono sapere quali sono state le origini della Banca e quale grande funzione sociale questa ha avuto nei secoli passati.
Andiamo oltre e cerchiamo di sintetizzare al massimo la riflessione.
L’ aspetto valoriale, che purtroppo è ormai retrò, è molto chiaro e possiamo analizzarlo andando a scomodare l’ultima enciclica di Benedetto XVI “Caritas in Veritate” ma anche andando a recuperare i vari documenti del magistero sociale della Chiesa o pensatori laici ed “eretici” come Ezra Pound o il cattolico, già socialista, Charles Péguy o, ancora, l’economista Beato Giuseppe Toniolo.

“La crisi non è solo economica, è anche etica, spirituale e umana…”

Nel 2009, con grande clamore mediatico e di recensioni, venne promulgata l’Enciclica “Caritas in Veritate”, a firma del Santo Padre Benedetto XVI. In realtà fu l’ultimo documento di una lunga serie di interventi, relazioni e atti, che sancirono un evidenziare l’attuale situazione di crisi e il mostrare una strada da percorrere per recuperare la via maestra. Come ogni cosa che viene dalla Chiesa, seppur il documento più realistico (ma certamente scomodo per i potenti), dopo un primo momento di grande risalto, viene messo “in sonno” dalla nomenklatura intellettualoide attuale e dal potere politico, il quale riesce ad utilizzare tali documenti solamente per interessanti (quanto inutili) convegni e seminari ma, di contro, non riesce a tramutare queste indicazioni in prassi quotidiana.

Nella CV, richiamandosi alle precedenti encicliche “sociali”, si analizza il momento sociale attuale, evidenziando una “reale diminuzione delle reti di sicurezza sociale in cambio della ricerca di maggiori vantaggi competitivi nel mercato globale, con grave pericolo per i diritti dei lavoratori, per i diritti fondamentali dell’uomo e per la solidarietà attuata nelle tradizionali forme dello Stato sociale” (CV 25). Ecco un primo grido di denuncia verso quelle scelte economiche e di bilancio, troppo spesso imposte da Istituzioni finanziarie internazionali lontane dalla nostra cultura solidale e spinte da ben altri interessi economici rispetto agli interessi del nostro Paese.
Qui registriamo una vera denunci di “appiattimento culturale” !

Ecco che nel punto 35 dell’ Enciclica, si evidenzia –rispetto al mercato-  l’esigenza di richiamarsi ad una giustizia distributiva e della giustizia sociale: “Senza forme interne di solidarietà e di fiducia reciproca, il mercato non può pienamente espletare la propria funzione economica. Ed oggi è questa fiducia che è venuta a mancare, e la perdita della fiducia è una perdita grave”, per poi richiamare tutta l’azione economica al bene comune, richiamando tutte le organizzazioni produttive e sindacali ad una “civilizzazione dell’economia” attuale.
Nell’ Enciclica una parte è dedicata in maniera esplicita sia al mondo economico e finanziario e sia all’impresa stessa richiamandosi ad una importante “responsabilità sociale” della stessa.

Sono concetti forti e concreti ma che rischiano di cadere nell’oblio del “politically correct”. Una interessante ed utile edizione della “Caritas in Veritate” è quella edita da “ave” con contributi critici di diversi economisti: “Carità Globale – commento alla Caritas in Veritate”.

Una vera “guida all’economia” la possiamo anche trovare sfogliando le pagine del compendio della dottrina sociale della Chiesa Cattolica, ma certamente non è un testo alla moda e chi lo ha lo tiene ben riposto in biblioteca, magari in bella mostra perché è “in”.

Il Santo Padre Francesco (Papa Bergoglio), in un Suo intervento a Cagliari (22 settembre 2013) ha evidenziato come “la crisi economica ha una dimensione europea e globale; ma la crisi non è solo economica, è anche etica, spirituale e umana. Alla radice c’è un tradimento del bene comune, sia da parte di singoli che di gruppi di potere. È necessario quindi togliere centralità alla legge del profitto e della rendita e ricollocare al centro la persona e il bene comune. (…) va riconosciuto un grande merito a quegli imprenditori che, nonostante tutto, non hanno smesso di impegnarsi, di investire e di rischiare per garantire occupazione…”

Da Pound a Péguy

Interessante ed utile è anche andare a “scomodare” un economista certamente controcorrente e scomodo come Ezra Pound che ha dedicato diversi studi per denunciare, già negli anni passati, l’usura e una  certa finanza internazionale ed un potere “mondiale” (oggi si direbbe “globalizzato”) delle banche.
Sembra strano ma le teorie che all’epoca sembravano certamente inusuali e un po’ “eretiche” (certamente non in linea con i salotti buoni dell’economia attuale), oggi evidenziano un barlume di interesse e di attualità anche se il tutto rimane sempre sottotraccia.
Anche il più ortodosso Charles Péguy, approdato al cattolicesimo dopo una esperienza socialista, francese, ha posto in risalto, nel suo scritto “Il denaro” (1913) oggi divenuto un vero classico della letteratura francese, un modo diverso di approcciare il mondo del lavoro e delle stesse dinamiche economiche, dandogli un senso eticamente “alto”. Peguy parla sovente di “un disgusto senza fine per il lavoro mal fatto. Un disprezzo più da gran signore per chi avesse lavorato male…”
Potremmo poi andare a scomodare tutta l’esperienza dell’economia benedettina o concetti come “l’economia di comunione” tanto cara ad autorevoli economisti come Zamagni o Luigino Bruni, ma il discorso ci porterebbe molto lontano.

Prima di passare ad analizzare i “freddi numeri” ed immergerci nelle problematiche del vissuto, vorrei concludere richiamando le parole di Jòzef Tischner, sacerdote e docente di filosofia alla Pontificia Facoltà di Teologia di Cracovia, autore di diversi saggi tra cui “l’etica del lavoro e della solidarietà”, intellettuale di riferimento della famosa primavera polacca di Solidarnosc del 1981, quando ci rammenta che “il lavoro è l’asse della solidarietà (…) il dialogo del lavoro serve ad un fine fondamentale, serve alla vita. Non si può considerare l’aspetto etico del lavoro separatamente da quel valore che per l’uomo è la vita. (…) Gli uomini per lavorare e collaborare debbono essere nella verità….”

Immergiamoci ora nei numeri……

Credito, pressione fiscale e burocrazia le criticità

Le piccole imprese, le ditte artigiane sono in affanno. E’ questa una situazione ormai verificata e costantemente verificabile.
E’ questo un leitmotiv che si ripete da ormai diversi anni. I problemi sono molti, ma al primo posto vi sono certamente il difficile rapporto con il mondo bancario e la pressione fiscale eccessiva ed il peso della burocrazia.
Gli ultimi rapporti dell’ufficio studi di Confartigianato ci mostrano come per oltre un milione di PMI la pressione fiscale è di + 22,6% in un anno e le tasse costringono il 58% delle imprese a chiedere prestiti e dilazioni di pagamento, mentre il 61% rinuncia ad investire e ritarda i pagamenti dei fornitori. La situazione è d'un tratto sempre più difficile !
Un sondaggio ISPO/Confartigianato su un campione di imprenditori artigiani, condotto tra il 6 il 12 dicembre scorso, rivela che per il 74% delle imprese, pari a 1.067.214 aziende, negli ultimi 12 mesi la pressione fiscale è cresciuta in media del 22,6%.
La percentuale nazionale del 74% di imprese che dichiarano un aumento delle tasse viene addirittura superata nei casi delle imprese con dipendenti (79%), in quelle localizzate nel Nord Ovest (83%) e nel Mezzogiorno (80%), nelle aziende impegnate nel settore dei servizi alla persona (80%).
Il sondaggio mette in luce anche le pesanti conseguenze della crescita della pressione fiscale: il 33% degli imprenditori è stato costretto a ritardare il pagamento dei propri fornitori, mentre il 29% ha dovuto rinunciare a fare investimenti in azienda.
Per il 26% delle imprese l’accresciuto peso del fisco ha causato ritardi nel pagamento di alcune imposte. Effetti negativi anche sull’occupazione: il 16% delle imprese ha rinunciato ad assumere personale e il 14% ha dovuto licenziare dipendenti o ricorrere agli  ammortizzatori sociali.
In più, per fare il proprio dovere di contribuente, il 58% degli intervistati, pari a 615.000 aziende, deve ricorrere a prestiti bancari o è costretto a chiedere al fisco dilazioni di pagamento. 40.000 imprenditori non potranno pagare le imposte per mancanza di liquidità.
Ad opprimere i piccoli imprenditori italiani non è solo la quantità di tasse ma anche la complessità per pagarle. Il sondaggio rileva infatti che, in quest’ultimo anno, per il 57% degli imprenditori sono aumentati anche gli adempimenti burocratici in campo fiscale.
Il rapporto con la Pubblica Amministrazione.

La Pubblica amministrazione è sempre più lenta a pagare le imprese fornitrici di beni e servizi: nel 2012 il tempo medio è salito a 193 giorni. Tra maggio e novembre 2012 il ritardo con cui gli Enti pubblici (Amministrazione centrale, Regioni e Province) saldano le fatture alle imprese è aumentato di 54 giorni.
Per arginare il malcostume che legge costa 2,5 miliardi di maggiori oneri finanziari dei ‘cattivi pagatori’, dal primo gennaio sono entrate in vigore le norme che fissano a 30 giorni il termine ordinario per regolare i pagamenti tra Enti pubblici e aziende private e tra imprese private.
Il rapporto di Confartigianato rivela che la Pubblica Amministrazione ha accumulato debiti commerciali per 79 miliardi nei confronti dei fornitori. Di questi, 35,6 miliardi si riferiscono a debiti verso fornitori del Servizio Sanitario Nazionale.
Soprattutto le Asl hanno tempi medi di pagamento di 269 giorni che però arrivano a picchi di 793 giorni in Calabria, 755 giorni in Molise, 661 giorni in Campania, 398 giorni nel Lazio, 349 giorni in Puglia, 308 giorni in Sardegna. Nel complesso i tempi medi di pagamento delle Asl della Mezzogiorno sono di 425 giorni, più che doppi (+120%) rispetto ai 193 giorni medi delle Asl del Centro-Nord.
La Pubblica Amministrazione ha acquistato beni, servizi e investimenti fissi per 167,9 miliardi, pari al 10,6% del PIL. Più dei tre quarti (78,3%) degli acquisti della Pa per un valore di 131,5 miliardi, è determinato dalle Amministrazioni Locali, seguono le Amministrazioni Centrali con acquisti per 34 miliardi (20,3% del totale della Pa) e gli Enti previdenziali con 2,4 miliardi (1,4%).
A livello regionale, dei 146,3 miliardi di euro di spesa, 98,1 miliardi sono assorbiti dal Centro-Nord (67,0%) e 48,3 miliardi dal Mezzogiorno (33,0%).

Una boccata di ossigeno dai Confidi

Riguardo all’ “emergenza credito”, bisogna evidenziare che oggi una “boccata di ossigeno” giunge solo grazie al supporto dei Confidi, strumenti che necessariamente devono essere realmente e concretamente supportati dalle Istituzioni.
Come ben si sa, oggi la domanda di credito è ufficialmente e statisticamente divenuta “bassa” rispetto agli anni scorsi, a fronte di una pesante esigenza creditizia reale. Ciò è dovuto da una sostanziale sfiducia nel sistema bancario ; un sintomo pericoloso poiché dinanzi all’esigenza impellente di liquidità, le aziende familiari, le piccole attività rischiano di doversi rivolgere a canali “alternativi e informali”, con tutto il rischio che ne deriva.
L’ Ufficio credito della Confartigianato di Latina, oggi riesce ancora ad essere punto di riferimento grazie ad una rete di operatori istituzionali di supporto, come Artigiancassa o gli Istituti bancari prevalentemente di prossimità convenzionati, il tutto accompagnato da una approfondita azione di consulenza personalizzata, che viene fatta a monte dell’operazione creditizia.
L’ ufficio credito di Confartigianato Latina, tra il 2009-2011, ha erogato oltre cinque milioni di euro alle piccole imprese locali, prevalentemente nell’area di Latina città e poi in ordine nel sud pontino e nel nord della provincia. Riguardo alla tipologia di finanziamenti, vediamo che il 21,57% sono stati erogati per liquidità, il 6,4% per fidi e il 6,4% per start up, il 13,31% come fondo governativo antiusura, il 13,90 % per leasing, il 3,75% per consolidamenti, il 19,47 % per acquisto di attrezzature e il 15,2 % per acquisto di scorte.
Per acquisto di immobili commerciali ed artigianali, Confartigianato, nel triennio 2009-2011, ha seguito –tramite le proprie banche convenzionate-  pratiche di mutuo per oltre 2.424.000,00 euro.

Altro dato interessante è l’utilizzo stesso del confidi.

Tra il 2008 e il 2009 il confidi si è reso necessario per circa il 23% delle imprese richiedenti, mentre tra il 2011 e il 2012, il ricorso al confidi si è reso necessario per l’ 84% delle imprese richiedenti. Questo dato evidenzia sia il momento di criticità del nostro tessuto economico e lo stato delle nostre imprese locali, ma anche le maggiori richieste di garanzie da parte degli istituti di credito.

Confartigianato, nonostante i momenti di difficoltà, continua il suo impegno.

Nel 2012, fino a tutto ottobre 2012, il 10% degli attuali investimenti erogati alle imprese locali, è stato per consolidamento, il 30% per investimento, 10% di fidi e il 50% per scorte. 
Il 2013 ha continuato il suo stato di problematicità e molte situazioni hanno raggiunto livelli di forte criticità.


Imprese nella morsa di credito

Sempre seguendo il filone delle criticità, in ambito creditizio, legate ai debiti con e verso le PA, possiamo evidenziare come sempre meno è concesso credito alle imprese italiane: tra maggio 2012 e maggio 2013 (dati dell’m Ufficio studi nazionale della Confartigianato) i prestiti bancari alle aziende sono diminuiti di 41,5 miliardi di euro, pari al -4,2%. Contemporaneamente il debito accumulato dalla Pubblica amministrazione verso le imprese ammonta a 91 miliardi.
Lo rileva un rapporto di Confartigianato che ha ‘misurato’ la crisi di liquidità che soffoca gli imprenditori italiani: da una parte i finanziamenti bancari sempre più scarsi e costosi, dall’altra i mancati pagamenti della Pubblica amministrazione che non onora i propri debiti. Una morsa che sta stritolando le nostre imprese.
Al calo della quantità di finanziamenti al sistema produttivo si accompagna l’aumento dei tassi di interesse. Secondo Confartigianato, a maggio 2013 il tasso medio per i prestiti fino a 1 milione di euro è del 4,36% ma sale al 4,85% per i prestiti fino a 250.000 euro.
Con questi valori, l’Italia è seconda soltanto alla Spagna per i tassi più alti d’Europa: la differenza rispetto alla media Ue è di 84 punti base in più, ma lo spread sale a 148 punti base nel confronto con i tassi medi pagati dalle imprese in Germania.
Il gap Italia-Ue per i tassi d’interesse genera un maggiore costo per oneri finanziari pari a 7,1 miliardi a carico delle aziende italiane.
Le più penalizzate sul fronte dei tassi di interesse sono le piccole imprese con meno 20 addetti. A livello regionale la situazione peggiore si registra in Calabria dove le piccole imprese pagano i tassi più alti: 10,58%. Seguono la Campania con il 10,55% e la Puglia con il 10,22%. Sul versante opposto della classifica, il denaro è meno costoso nella Provincia Autonoma di Bolzano (5,97%), nella Provincia Autonoma di Trento (6,64%) e in Emilia Romagna (7,94%).
A livello provinciale, la maglia nera del costo del denaro va a Crotone dove le aziende pagano tassi d’interesse dell’8,4%, con un aumento di 108 punti base in un anno. Seguono Catanzaro, che registra tassi del 7,99% e un aumento di 73 punti base in un anno, e Vibo Valentia con tassi al 7,82% aumentati di 34 punti base in un anno. All’altro capo della classifica vi è Bolzano con tassi d’interesse del 3,84% (diminuiti di 46 punti base in un anno), seguita da Udine (tassi del 4,30% scesi  di 48 punti base) e da Cuneo (4,43%, -4 punti base in un anno). In provincia di Crotone, quindi il credito per un’impresa costa il doppio rispetto a Bolzano.
Le più colpite dal razionamento del credito sono le imprese artigiane: a dicembre 2012 lo stock di finanziamenti è diminuito del 5,7% rispetto a fine 2011, e si attesta a 52,5 miliardi.
Sul fronte dei debiti della Pa verso le imprese fornitrici di beni e servizi, Confartigianato rileva che nel 2012 l'Italia è il Paese europeo con la somma più alta: 91 miliardi. Una cifra che rispetto al 2009 è aumentata di 0,3 punti di Pil, a fronte del calo registrato in Francia, Regno Unito e Spagna. Nello stesso triennio 2009-2012 il credito alle imprese sul Pil è sceso dal 56,6% al 55,9%, con una flessione di 0,8 punti di Pil.
Record negativo in Europa anche per i tempi di pagamento della Pa italiana: 170 giorni, vale a dire 109 giorni in più rispetto alla media Ue.
Gli imprenditori italiani pagano molto caro il ritardo dei pagamenti della Pa rispetto ai 30 giorni previsti dalla Direttiva europea in vigore da quest’anno: infatti, nell’attesa di quanto loro dovuto, sono costretti a finanziarsi rivolgendosi alle banche e ciò provoca un extra costo di ulteriori 2,2 miliardi.

Non si può fare una buona economia con una cattiva etica.

Guardando al 2014 possiamo solo dire che i problemi rimarranno tutti, al di là degli appelli in stile politichese che periodicamente ci giungono dal politico di turno.
Per riprendere la crescita reale ci vorranno ancora qualche anno ma dobbiamo cominciare a cambiare il modo di affrontare il reale, altrimenti….

Le banche devono comprendere la necessità di dare una mano al territorio, riscoprendo il loro antico humus sociale orientato non solo al profitto ma anche al bene comune del territorio (parola impronunciabile nell’economia di oggi !), Solo così si riuscirà, forse, a guardare il futuro prossimo con maggiore positività.
Abbiamo necessità di maggior etica negli affari, nei rapporti interpersonali, nella politica.
Riprendendo il grande scrittore, controcorrente Ezra Pound, non si può fare una buona economia con una cattiva etica.

Fonte dei dati:
Ufficio studi “Confartigianato nazionale” e Ufficio Credito “Confartigianato Imprese Latina”.

mercoledì 28 agosto 2013

Si riparte...


Si è concluso il "meeting 2013"
Grande e bella esperienza di "incontro".
Ora ci aspetta un impegno sul nostro territorio, con la speranza di costruire un qualche cosa di nuovo. Tutti i documenti e comunicati della nostra presenza al meeting, sul nostro blog "artigianatolatina.blogspot.it"


"...non si trattava di essere visti o di non essere visti.
Era il lavoro in sè che doveva essere ben fatto..."
(Charles Péguy)

Settembre 2013
Buona ripresa a tutti.




venerdì 9 agosto 2013

Verso il meeting di Rimini 2013....

Verso il meeting internazionale di Rimini. Agosto 2013
"Emergenza Uomo".

Editoriale di Ivan Simeone
sulla pubblicazione della Confartigianato 
in distribuzione al Meeting 2013.





“ Dall’economia di crisi alla crisi delle relazioni….
……e noi di Confartigianato ?"



Luigi Amicone, in un passaggio del suo editoriale del numero di “Tempi” dedicato al Meeting 2013, ha focalizzato, partendo dal tema di quest’anno “Emergenza Uomo”, il problema sull’aspetto relazionale e sul binomio lavoro-legami affettivi. Un brevissimo passaggio che mi ha colpito per la sua intensità e, al contempo, per il suo pragmatismo…. “Emergenza uomo, che è insieme segnale di pericolo e di tentata riscossa. Dove sta il pericolo tutti lo sappiamo. Dal lavoro ai legami affettivi. Dall’economia di crisi alla crisi delle relazioni…”

E noi di Confartigianato ?

Noi che facciamo parte di questa grande realtà di imprenditori, imprese, Enti di servizio quale è la Confartigianato? Come ci relazioniamo a questo binomio “lavoro-relazioni”?

Questa crisi economica, da crisi globalizzata finanziaria rischia di attanagliarci e di trascinarci in una crisi relazionale e soprattutto valoriale…..si rischia di annaspare in uno dei vortici in cui cadde il Piccolo Principe di Exupery…. Ci si agita, ci si avvinghia su se stessi ma –ironia della sorte- si rimane sempre immobili…..il tutto “condito” da una Europa che ha perso l’orientamento valoriale ed ideale; una Europa ancora senza anima, un’Europa che punta all’omologazione economica e pseudo-morale, una moralità da pensiero unico.

Ecco che il nostro lavoro deve svolgersi con occhi diversi, guardando non solo all’erogazione di un servizio o al sostegno della nostra azienda verso l’Istituzione di turno ma, principalmente, alla Persona dell’imprenditore, dell’artigiano con un rapporto personale ed amicale.

Juliàn Carròn nella prefazione a “Un evento reale nella vita dell’uomo” ha ben evidenziato come “è davanti al quotidiano che ogni ideologia, teoria o credenza misura la verità in questi tempi postmoderni”… ed è proprio nel quotidiano del nostro agire che dobbiamo dare un senso diverso del nostro essere Associazione, del nostro lavoro, del nostro impegno.

Almeno dobbiamo provarci !



Ivan Simeone
Direttore “Confartigianato Imprese Latina”

mercoledì 22 maggio 2013

Welfare sussidiario. Riflessione di Ivan Simeone.



Mercoledì 22 maggio 2013
Incontro con Giorgio Vitadini
Latina – Palazzo Comunale

“Welfare sussidiario”

Riflessione di Ivan Simeone


Un saluto a tutti Voi che avete accettato di partecipare a questo “incontro”.  Momento che non vuole essere un convegno o un seminario ma una opportunità, fra amici, per riflettere su un qualche cosa che riguarda noi stessi.

Un grazie al Presidente di “Confartigianato” Aldo Mantovani che ci sta dando la possibilità di confrontarci su queste tematiche, condividendole e supportando il nostro agire.

Un saluto ed un particolare ringraziamento da parte della Confartigianato, al Prof. Giorgio Vitadini, Presidente della Fondazione per la Sussidiarietà e, soprattutto, come Autorevole amico di quanti hanno una comune visione della vita quotidiana, che nasce dall’insegnamento di Don Giussani. Il Movimento è un qualche cosa di importante per alcuni di noi, al di là degli aspetti formali.

Non mi permetto di addentrarmi negli aspetti della sussidiarietà o nel welfare sussidiario….sentiremo il nostro Autorevole relatore.
Desidero solo evidenziare l’esigenza che Valori come la sussidiarietà non siano solo argomenti da dibattiti o convegni, ma vengano attualizzati nel politico, nel quotidiano di tutti noi, cominciando proprio dai nostri Enti locali della nostra provincia di Latina…..dinanzi a questa crisi dobbiamo parlare chiaro e chiedere impegni precisi ai nostri amici politici anche in chiave di interventi sussidiari.

Questo appuntamento nasce da lontano, almeno per me e per la Confartigianato di Latina.

Quando lo scorso anno Confartigianato, spinto da alcuni amici imprenditori e professionisti di Latina e di Roma, che avevano cominciato ad incontrarsi spontaneamente in Associazione il sabato mattina (quelli che oggi chiamiamo gli “incontri del Sabato”), per confrontarsi su problemi quotidiani ma affrontati con “occhi diversi”, ha partecipato con un proprio stand al Meeting di Rimini (anche grazie al supporto della Camera di Commercio), abbiamo avuto l’opportunità di fare degli incontri:  Letizia Bardazzi della Fondazione, il Presidente nazionale di CdO Bernhard Scholz incontrato con gli amici Marcello Piacentini e Domenico Giacchini, tanti altri amici che, di fatto, hanno messo in moto un percorso che, oggi, ci vede  ragionare su quello che deve essere il nostro impegno nel territorio, non solo per dare servizi alle imprese e ai nostri associati (cosa questa certamente basilare per una Associazione di categoria) ma anche supportarli con un rapporto personale e valoriale.
Dobbiamo dare un senso “alto” alle cose che facciamo quotidianamente altrimenti ci “agitiamo” ma non andiamo da nessuna parte.

L’ esperienza del Meeting è stata “grande” per tutti noi di Confartigianato….una Associazione di categoria presente strutturalmente al Meeting….una realtà che a livello nazionale conta circa 700.000 piccole imprese.
Solo nella provincia di Latina la nostra piccola struttura conta oltre 1.000 imprese associate, circa 1.400 pensionati iscritti alla nostra organizzazione, oltre 3.000 contatti annui al nostro Patronato INAPA e oltre 2.000 assistiti CAAF; numeri che rappresentano una realtà provinciale che, giorno dopo giorno, cerca di dare risposte concrete ai cittadini.

Noi eravamo al Meeting!
Un segno importante che forse non è stato compreso appieno….ma principalmente una bella “Esperienza” per tutti noi !
E’ cominciato un “percorso”, una “esperienza” scaturita semplicemente dall’incontro con alcune persone, con molta semplicità e naturalezza.
Noi, a Latina, la portiamo avanti a testa bassa.

Oggi parliamo di sussidiarietà….dobbiamo cominciare ad operare tutti insieme nel nostro quotidiano.
E’ un impegno che riguarda personalmente tutti noi…io e te…..senza dare deleghe in bianco a nessuno……i nostri “io” che diventano un “noi”….

Ricordiamo che, quando parliamo di sussidiarietà, non è una questione meramente astratta e filosofica ma riguarda, con concretezza, la risposta ad un bisogno della persona; parliamo di educazione, di assistenza sociale, di servizi alla persona……

Ricordiamo l’insegnamento di Giovanni Paolo II quando ci dice nella Centesimus Annus” “…deve essere rispettato il principio di sussidiarietà: una società di ordine superiore non deve interferire nella vita interna di una società di ordine inferiore, privandola delle sue competenze, ma deve piuttosto sostenerla in caso di necessità ed aiutarla a coordinare la sua azione con quella delle altre componenti sociali, in vista del bene comune”.

Dobbiamo rafforzare quei soggetti intermedi che sono il volano del nostro agire; dobbiamo riappropriarci di un impegno politico e sociale centrato sulla Famiglia come noi la intendiamo…..

Dobbiamo rimboccarci le maniche e lavorare, cominciando dalle nostre città, dal nostro piccolo quotidiano, dai nostri impegni ed azioni giornaliere, cominciando da chi abbiamo al nostro fianco ma…insieme!


Latina 22 maggio 2013