31/01/2011 - La lettera di Julián Carrón alla Fraternità di Comunione e Liberazione per la beatificazione di Papa Giovanni Paolo II del prossimo 1 maggio (editoriale di "Tracce" di febbraio)
www.clonline.orgCari amici,
immagino la commozione e l’entusiasmo con cui ciascuno di voi - come è capitato a me - ha accolto l’annuncio della Beatificazione di Giovanni Paolo II, fissata da Benedetto XVI per il prossimo primo maggio, festa della Divina Misericordia. E anche noi col Papa abbiamo esclamato: «Siamo felici!» (Angelus del 16 gennaio 2011).
Noi ci uniamo alla gioia di tutta la Chiesa nel ringraziare Dio per il bene che è stata la sua persona, con la sua testimonianza e la sua passione missionaria. Chi di noi non ha ricevuto tanto dalla sua vita? Quanti hanno ritrovato la gioia di essere cristiani, vedendo la sua passione per Cristo, il tipo d’umanità che scaturiva dalla sua fede, il suo entusiasmo contagioso! In lui abbiamo subito riconosciuto un uomo - con un temperamento e un accento investiti dalla fede - nei cui discorsi e gesti si documentava il metodo scelto da Dio per comunicarsi: un incontro umano che rende affascinante e persuasiva la fede.
Tutti noi siamo ben consapevoli dell’importanza del suo pontificato per la vita della Chiesa e dell’umanità. In un momento particolarmente difficile ha riproposto davanti a tutti, con un’audacia che può avere solo Dio come origine, che cosa significhi essere cristiano oggi, offrendo a tutti le ragioni della fede e promuovendo instancabilmente i germi di rinnovamento della compagine ecclesiale posti in essere dal Concilio Vaticano II, senza cedere a nessuna delle interpretazioni parziali che volevano ridurne la portata in un senso o in un altro. Il suo contributo alla pace nel mondo e alla convivenza fra gli uomini mostra quanto sia decisiva per il bene comune una fede integralmente vissuta in tutte le sue dimensioni.
Sappiamo quanto, fin dall’inizio del pontificato, fosse stretto il legame di Giovanni Paolo II con don Giussani e Cl, fondato su una consonanza dello sguardo di fede a tutta la realtà, nella passione per Cristo «centro del cosmo e della storia» (Redemptor hominis). Egli ci ha offerto un insegnamento prezioso per comprendere e approfondire il nostro carisma nelle diverse e molteplici occasioni in cui ha parlato a tutti i movimenti, da lui indicati quali primavera dello Spirito” in quanto nella Chiesa la dimensione carismatica è “coessenziale” a quella istituzionale. Si è rivolto anche direttamente a noi più volte, fino alle commoventi lettere indirizzate a don Giussani negli ultimi anni della loro vita, accomunata anche dalla prova della malattia.
Nel discorso per il trentennale del movimento, nel 1984, ci ha detto: «Gesù, il Cristo, colui in cui tutto è fatto e consiste, è quindi il principio interpretativo dell’uomo e della sua storia.
Affermare umilmente, ma altrettanto tenacemente, Cristo principio e motivo ispiratore del vivere e dell’operare, della coscienza e dell’azione, significa aderire a lui, per rendere presente adeguatamente la sua vittoria sul mondo. Operare perché il contenuto della fede diventi intelligenza e pedagogia della vita è il compito quotidiano del credente, che va realizzato in ogni situazione e ambiente in cui si è chiamati a vivere. E in questo sta la ricchezza della vostra partecipazione alla vita ecclesiale: un metodo di educazione alla fede perché incida nella vita dell’uomo e della storia. […] L’esperienza cristiana così compresa e vissuta genera una presenza che pone in ogni circostanza umana la Chiesa come luogo dove l’evento di Cristo […] vive come orizzonte pieno di verità per l’uomo. Noi crediamo in Cristo, morto e risorto, in Cristo presente qui ed ora, che solo può cambiare e cambia, trasfigurandoli, l’uomo e il mondo» (Roma, 29 settembre 1984). Sono parole di una attualità impressionante!
Con una paternità sorprendente e unica Giovanni Paolo II ha abbracciato la nostra giovane storia riconoscendo canonicamente la Fraternità di Comunione e Liberazione, i Memores Domini, la Fraternità Sacerdotale dei Missionari di San Carlo Borromeo, le Suore di Carità dell’Assunzione, come frutti diversi sgorgati dal carisma di don Giussani per il bene di tutta la Chiesa. Il Papa stesso ci ha fatto capire la portata di tale gesto: «Quando un movimento è riconosciuto dalla Chiesa, esso diventa uno strumento privilegiato per una personale e sempre nuova adesione al mistero di Cristo» (Castelgandolfo, 12 settembre 1985).
Perciò, se qualcuno ha un enorme debito di riconoscenza nei confronti di Giovanni Paolo II, questi siamo proprio noi.
E non possiamo trovare un modo più adeguato di mostrare questa nostra riconoscenza che continuare a seguire il suo autorevole richiamo: «Non permettete mai che nella vostra partecipazione alberghi il tarlo dell’abitudine, della “routine”, della vecchiaia! Rinnovate continuamente la scoperta del carisma che vi ha affascinati ed esso vi condurrà più potentemente a rendervi servitori di quell’unica potestà che è Cristo Signore!» (Castelgandolfo, 12 settembre 1985).
Per queste ragioni parteciperemo tutti all’appuntamento del prossimo primo di maggio. Perciò gli Esercizi spirituali della Fraternità, che avevamo programmato dal 29 aprile al 1° maggio, termineranno la sera di sabato 30 aprile, così che con tutti gli altri amici del movimento - i liceali, gli universitari e gli adulti non presenti a Rimini - possiamo recarci in pellegrinaggio a Roma per unirci al Papa e alla Chiesa nel ringraziamento a Dio che ci ha dato un testimone così autentico di Cristo. Vogliamo stringerci attorno a Benedetto XVI, che nella sua lungimiranza ha deciso di indicare a tutto il mondo il beato Giovanni Paolo II come esempio di che cosa può fare Cristo di un uomo che si lascia afferrare da Lui.
Domandando a don Giussani e al nuovo beato Giovanni Paolo II di accompagnare dal Cielo la nostra fedeltà a Pietro - argine sicuro per la nostra vita di fede -, e alla Madonna di compiere in ciascuno di noi il desiderio di santità per cui esiste la nostra Fraternità, vi saluto con tutto il cuore.
Noi ci uniamo alla gioia di tutta la Chiesa nel ringraziare Dio per il bene che è stata la sua persona, con la sua testimonianza e la sua passione missionaria. Chi di noi non ha ricevuto tanto dalla sua vita? Quanti hanno ritrovato la gioia di essere cristiani, vedendo la sua passione per Cristo, il tipo d’umanità che scaturiva dalla sua fede, il suo entusiasmo contagioso! In lui abbiamo subito riconosciuto un uomo - con un temperamento e un accento investiti dalla fede - nei cui discorsi e gesti si documentava il metodo scelto da Dio per comunicarsi: un incontro umano che rende affascinante e persuasiva la fede.
Tutti noi siamo ben consapevoli dell’importanza del suo pontificato per la vita della Chiesa e dell’umanità. In un momento particolarmente difficile ha riproposto davanti a tutti, con un’audacia che può avere solo Dio come origine, che cosa significhi essere cristiano oggi, offrendo a tutti le ragioni della fede e promuovendo instancabilmente i germi di rinnovamento della compagine ecclesiale posti in essere dal Concilio Vaticano II, senza cedere a nessuna delle interpretazioni parziali che volevano ridurne la portata in un senso o in un altro. Il suo contributo alla pace nel mondo e alla convivenza fra gli uomini mostra quanto sia decisiva per il bene comune una fede integralmente vissuta in tutte le sue dimensioni.
Sappiamo quanto, fin dall’inizio del pontificato, fosse stretto il legame di Giovanni Paolo II con don Giussani e Cl, fondato su una consonanza dello sguardo di fede a tutta la realtà, nella passione per Cristo «centro del cosmo e della storia» (Redemptor hominis). Egli ci ha offerto un insegnamento prezioso per comprendere e approfondire il nostro carisma nelle diverse e molteplici occasioni in cui ha parlato a tutti i movimenti, da lui indicati quali primavera dello Spirito” in quanto nella Chiesa la dimensione carismatica è “coessenziale” a quella istituzionale. Si è rivolto anche direttamente a noi più volte, fino alle commoventi lettere indirizzate a don Giussani negli ultimi anni della loro vita, accomunata anche dalla prova della malattia.
Nel discorso per il trentennale del movimento, nel 1984, ci ha detto: «Gesù, il Cristo, colui in cui tutto è fatto e consiste, è quindi il principio interpretativo dell’uomo e della sua storia.
Affermare umilmente, ma altrettanto tenacemente, Cristo principio e motivo ispiratore del vivere e dell’operare, della coscienza e dell’azione, significa aderire a lui, per rendere presente adeguatamente la sua vittoria sul mondo. Operare perché il contenuto della fede diventi intelligenza e pedagogia della vita è il compito quotidiano del credente, che va realizzato in ogni situazione e ambiente in cui si è chiamati a vivere. E in questo sta la ricchezza della vostra partecipazione alla vita ecclesiale: un metodo di educazione alla fede perché incida nella vita dell’uomo e della storia. […] L’esperienza cristiana così compresa e vissuta genera una presenza che pone in ogni circostanza umana la Chiesa come luogo dove l’evento di Cristo […] vive come orizzonte pieno di verità per l’uomo. Noi crediamo in Cristo, morto e risorto, in Cristo presente qui ed ora, che solo può cambiare e cambia, trasfigurandoli, l’uomo e il mondo» (Roma, 29 settembre 1984). Sono parole di una attualità impressionante!
Con una paternità sorprendente e unica Giovanni Paolo II ha abbracciato la nostra giovane storia riconoscendo canonicamente la Fraternità di Comunione e Liberazione, i Memores Domini, la Fraternità Sacerdotale dei Missionari di San Carlo Borromeo, le Suore di Carità dell’Assunzione, come frutti diversi sgorgati dal carisma di don Giussani per il bene di tutta la Chiesa. Il Papa stesso ci ha fatto capire la portata di tale gesto: «Quando un movimento è riconosciuto dalla Chiesa, esso diventa uno strumento privilegiato per una personale e sempre nuova adesione al mistero di Cristo» (Castelgandolfo, 12 settembre 1985).
Perciò, se qualcuno ha un enorme debito di riconoscenza nei confronti di Giovanni Paolo II, questi siamo proprio noi.
E non possiamo trovare un modo più adeguato di mostrare questa nostra riconoscenza che continuare a seguire il suo autorevole richiamo: «Non permettete mai che nella vostra partecipazione alberghi il tarlo dell’abitudine, della “routine”, della vecchiaia! Rinnovate continuamente la scoperta del carisma che vi ha affascinati ed esso vi condurrà più potentemente a rendervi servitori di quell’unica potestà che è Cristo Signore!» (Castelgandolfo, 12 settembre 1985).
Per queste ragioni parteciperemo tutti all’appuntamento del prossimo primo di maggio. Perciò gli Esercizi spirituali della Fraternità, che avevamo programmato dal 29 aprile al 1° maggio, termineranno la sera di sabato 30 aprile, così che con tutti gli altri amici del movimento - i liceali, gli universitari e gli adulti non presenti a Rimini - possiamo recarci in pellegrinaggio a Roma per unirci al Papa e alla Chiesa nel ringraziamento a Dio che ci ha dato un testimone così autentico di Cristo. Vogliamo stringerci attorno a Benedetto XVI, che nella sua lungimiranza ha deciso di indicare a tutto il mondo il beato Giovanni Paolo II come esempio di che cosa può fare Cristo di un uomo che si lascia afferrare da Lui.
Domandando a don Giussani e al nuovo beato Giovanni Paolo II di accompagnare dal Cielo la nostra fedeltà a Pietro - argine sicuro per la nostra vita di fede -, e alla Madonna di compiere in ciascuno di noi il desiderio di santità per cui esiste la nostra Fraternità, vi saluto con tutto il cuore.
don Julián Carrón
Nessun commento:
Posta un commento