giovedì 14 aprile 2011

Non occorre essere eroi per raggiungere la santità

Verso la beatificazione di Giovanni Paolo II

da "La Discussione"

Non occorre essere eroi per raggiungere la santità

Si può essere santi anche senza compiere grandi imprese o miracoli ma semplicemente vivendo, con costanza, il proprio rapporto con Dio. All’udienza generale di ieri, concludendo la serie di catechesi dedicate alle figure mistiche della Chiesa, Benedetto XVI ha offerto alcune profonde riflessioni sul tema della santità, definita come la «virtù della carità vissuta nella sua pienezza». I modi per raggiungere la perfezione passano attraverso alcune pratiche che, in una società materialista come la nostra, potrebbero apparire obsolete, ma che non lo sono affatto: «Non lasciar passare mai una domenica senza l’incontro con Cristo», «non cominciare né finire un giorno senza un breve contatto con Dio», «seguire nelle decisioni quotidiane quegli indicatori di strada che Dio ci ha dato», applicarsi costantemente «all’abnegazione di se stesso, al servizio attivo dei fratelli e all’esercizio di ogni virtù». Poche essenziali regole, dunque, che aiutano l’uomo a vivere la dimensione religiosa in maniera piena e consapevole. Il Santo Padre ha inviato i fedeli a «non avere paura di tendere in alto o che Dio ci chieda troppo», l’importante è lasciarsi guidare da lui, «anche se ci sentiamo inadeguati, sarà lui a trasformaci secondo il suo amore» in quella santità alla quale «tutti siamo chiamati».
Questo, in sintesi, il contenuto del messaggio lanciato rivolgendosi alle circa 15mila persone presenti ieri in piazza san Pietro. Il Papa ha evidenziato che «spesso si è portati a pensare che la santità è per pochi eletti». Non c’è nulla di più errato. Ratzinger cita san Paolo per il quale «la santità, la pienezza della vita cristiana non consiste nel compiere imprese straordinarie, ma nell’unirsi a Cristo, nel vivere i suoi misteri, nel fare nostri i suoi atteggiamenti, i suoi pensieri, i suoi comportamenti. La misura della santità è data dalla statura che Cristo raggiunge in noi, da quanto, con la forza dello Spirito Santo, modelliamo tutta la nostra vita sulla sua. È l’essere conformi a Gesù». «Una vita santa - ha proseguito il Santo Padre - non è frutto principalmente del nostro sforzo, delle nostre azioni», perché «è Dio che ci rende santi». Ricordando il Concilio Vaticano II, Benedetto XVI ha detto che i cristiani sono «chiamati da Dio non secondo le loro opere, ma secondo il disegno della sua grazia e giustificati in Gesù Signore, nel battesimo della fede sono stati fatti veramente figli di Dio». La santità, quindi, «ha la sua radice ultima nella grazia battesimale, nell’essere innestati nel mistero pasquale di Cristo, con cui ci viene comunicato il suo Spirito, la sua vita di Risorto». «Ma Dio rispetta sempre la nostra libertà e chiede che accettiamo questo dono e viviamo le esigenze che esso comporta, chiede che ci lasciamo trasformare dall’azione dello Spirito Santo, conformando la nostra volontà alla volontà di Dio». Ratzinger ha ricordato ai fedeli la frase di Sant’Agostino “Ama e fa’ ciò che vuoi”: «Chi è guidato dall’amore, chi vive la carità pienamente - ha ribadito - è guidato da Dio, perché Dio è amore». Il pontefice teologo si è chiesto però se «possiamo noi con i nostri limiti tendere così in alto?». La Chiesa, durante l’anno liturgico, ha risposto,«ci invita a fare memoria di una schiera di santi, di coloro, ossia, che hanno vissuto pienamente la carità, hanno saputo amare e seguire Cristo nella loro vita quotidiana. Essi ci dicono che è possibile per tutti percorrere questa strada», perché «in ogni epoca della storia della Chiesa, ad ogni latitudine della geografia del mondo, i santi appartengono a tutte le età e ad ogni stato di vita, sono volti concreti di ogni popolo, lingua e nazione».
Poi un ulteriore passaggio di natura personale che mette in evidenza la straordinaria sensibilità del Pontefice: «Devo dire anche che per la mia fede personale molti santi, non tutti, sono vere stelle nel firmamento della storia. Non solo alcuni grandi santi che amo e conosco bene sono per me indicatori di strada, ma anche i santi semplici, ossia le persone buone che vedo nella mia vita, che non saranno mai canonizzate: persone normali, per così dire, senza eroismo visibile, ma nella loro bontà di ogni giorno vedo la verità della fede».
È a questi santi “comuni” che dobbiamo tendere se davvero vogliamo seguire la via della salvezza.

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