Presentato alla stampa il contenuto del documento finale della settimana sociale di reggio Calabria.
da "La Discussione"
Unità, speranza e responsabilità. Il documento conclusivo diffuso dal Comitato scientifico e organizzatore delle Settimane sociali dei cattolici italiani offre un quadro preciso di come i cattolici intendono muoversi per avviare la ripresa del Paese nell’anno in cui ricorre il 150 anniversario dell’unificazione nazionale. «L’impegno per il bene comune, fatto proprio dai credenti con rinnovata coscienza - si legge nel testo - è il modo migliore per prendere parte al presente della civitas italiana: sia facendo memoria del cammino percorso nei centocinquant’anni della vicenda unitaria, sia affrontando le difficoltà e le opportunità del tempo presente».
C’è la volontà non solo di affrontare, in maniera costruttiva, le diverse questioni che riguardano il nostro Paese, ma anche di riconoscere il valore delle istituzioni repubblicane, indicando i possibili processi riformatori.
In questo momento «particolarmente in Europa continentale, e dunque anche in Italia, la visione prevalente della laicità non di rado afferma e pratica l’esclusione della Chiesa e delle religioni dallo spazio pubblico, discrimina sull’apertura alla vita, misconosce la specificità dell’istituto familiare e a volte giunge a negare o ostacolare la libertà educativa. Nella battaglia tra libertà religiosa e laicismo, dunque, non è in gioco solo la risposta alla domanda sull’uomo, ma la possibilità stessa di porre pubblicamente tale domanda».
Al contrario, sostengono i partecipanti all’appuntamento di Reggio Calabria, «la responsabilità per il bene comune, a partire dalla ricerca di forme che siano caso per caso il più possibile adeguate alla libertà religiosa, all’apertura alla vita, al riconoscimento dell’istituto familiare e alla libertà educativa, è qualcosa che da sempre la Chiesa e i cristiani hanno assunto in molti modi e che hanno condiviso con gli uomini e le donne di buona volontà».
Tra le grandi linee emerse dal confronto, sottolinea il documento, la necessità di «riconoscere come cruciale il ruolo di adulti capaci di essere maestri e testimoni» nonché l’esigenza di «pensare e lavorare a quelle riforme che possono concludere in modo positivo una fin troppo lunga transizione delle istituzioni politiche». In tal senso, “le questioni cruciali riguardano le forme da dare al processo di rafforzamento dell’esecutivo – anche come condizione di più efficaci politiche di solidarietà – e, allo stesso tempo, dell’equilibrio tra i poteri; allo sviluppo di un autentico federalismo unitario, responsabile e solidale; al perfezionamento di un sistema elettorale di tipo maggioritario; alla stabilizzazione dell’assetto bipolare del sistema politico”.
«L’orizzonte e l’orientamento del nostro cammino – conclude il documento - resta quello della responsabilità per il bene comune come quotidiano e costante impegno a trasformare il vivere sociale in città».
Rispondendo alle domande dei giornalisti, il segretario delle Settimane Sociali dei cattolici italiani, Edoardo Patriarca, durante la conferenza stampa di presentazione, ha sostenuto che «sarebbe sbagliato descrivere la situazione odierna del nostro Paese come una emergenza democratica ma sicuramente la nostra democrazia ha bisogno di essere rigenerata e rinsaldata».
Patriarca, insieme al presidente delle Settimane Sociali, nonché vescovo di Ivrea monsignor Arrigo Miglio, hanno ripetutamente sottolineato che nel documento finale non bisogna leggere commenti o proposte concrete da collegare al dibattito politico attuale.
Rispondendo ad un’altra domanda, Patriarca ha anche ribadito che lo sguardo sul Paese offerto dalle Settimane Sociali, sin dalle sue fasi preparatorie, è «molto, molto preoccupato».
da "La Discussione"
Unità, speranza e responsabilità. Il documento conclusivo diffuso dal Comitato scientifico e organizzatore delle Settimane sociali dei cattolici italiani offre un quadro preciso di come i cattolici intendono muoversi per avviare la ripresa del Paese nell’anno in cui ricorre il 150 anniversario dell’unificazione nazionale. «L’impegno per il bene comune, fatto proprio dai credenti con rinnovata coscienza - si legge nel testo - è il modo migliore per prendere parte al presente della civitas italiana: sia facendo memoria del cammino percorso nei centocinquant’anni della vicenda unitaria, sia affrontando le difficoltà e le opportunità del tempo presente».
C’è la volontà non solo di affrontare, in maniera costruttiva, le diverse questioni che riguardano il nostro Paese, ma anche di riconoscere il valore delle istituzioni repubblicane, indicando i possibili processi riformatori.
In questo momento «particolarmente in Europa continentale, e dunque anche in Italia, la visione prevalente della laicità non di rado afferma e pratica l’esclusione della Chiesa e delle religioni dallo spazio pubblico, discrimina sull’apertura alla vita, misconosce la specificità dell’istituto familiare e a volte giunge a negare o ostacolare la libertà educativa. Nella battaglia tra libertà religiosa e laicismo, dunque, non è in gioco solo la risposta alla domanda sull’uomo, ma la possibilità stessa di porre pubblicamente tale domanda».
Al contrario, sostengono i partecipanti all’appuntamento di Reggio Calabria, «la responsabilità per il bene comune, a partire dalla ricerca di forme che siano caso per caso il più possibile adeguate alla libertà religiosa, all’apertura alla vita, al riconoscimento dell’istituto familiare e alla libertà educativa, è qualcosa che da sempre la Chiesa e i cristiani hanno assunto in molti modi e che hanno condiviso con gli uomini e le donne di buona volontà».
Tra le grandi linee emerse dal confronto, sottolinea il documento, la necessità di «riconoscere come cruciale il ruolo di adulti capaci di essere maestri e testimoni» nonché l’esigenza di «pensare e lavorare a quelle riforme che possono concludere in modo positivo una fin troppo lunga transizione delle istituzioni politiche». In tal senso, “le questioni cruciali riguardano le forme da dare al processo di rafforzamento dell’esecutivo – anche come condizione di più efficaci politiche di solidarietà – e, allo stesso tempo, dell’equilibrio tra i poteri; allo sviluppo di un autentico federalismo unitario, responsabile e solidale; al perfezionamento di un sistema elettorale di tipo maggioritario; alla stabilizzazione dell’assetto bipolare del sistema politico”.
«L’orizzonte e l’orientamento del nostro cammino – conclude il documento - resta quello della responsabilità per il bene comune come quotidiano e costante impegno a trasformare il vivere sociale in città».
Rispondendo alle domande dei giornalisti, il segretario delle Settimane Sociali dei cattolici italiani, Edoardo Patriarca, durante la conferenza stampa di presentazione, ha sostenuto che «sarebbe sbagliato descrivere la situazione odierna del nostro Paese come una emergenza democratica ma sicuramente la nostra democrazia ha bisogno di essere rigenerata e rinsaldata».
Patriarca, insieme al presidente delle Settimane Sociali, nonché vescovo di Ivrea monsignor Arrigo Miglio, hanno ripetutamente sottolineato che nel documento finale non bisogna leggere commenti o proposte concrete da collegare al dibattito politico attuale.
Rispondendo ad un’altra domanda, Patriarca ha anche ribadito che lo sguardo sul Paese offerto dalle Settimane Sociali, sin dalle sue fasi preparatorie, è «molto, molto preoccupato».
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