venerdì 29 marzo 2013

"Uscire fuori dal torpore !"




“USCIRE FUORI  DAL  TORPORE !”
Quale ruolo per il laico dinanzi a questa crisi ?

Articolo pubblicato sulla Rivista “Intervento nella Società” - Marzo 2013

Ivan Simeone
Direttore Confartigianato Imprese Latina


L’attuale situazione politica si sta letteralmente “incartando” su se stessa. Le attuali forze politiche sono immobilizzare da scandali morali ed economici.
L’ ideale è ormai messo in soffitta e i tecnicismi imperano….ma poi ? Dove stiamo andando ? quale futuro per i nostri ragazzi?
Le ideologie si sono liquefatte. Non vi è più differenza tra la proposta politica di un partito di centrodestra o uno di centrosinistra. I “grillini” di turno cercano di cavalcare la protesta ma senza un disegno ed una proposta organica di governo. Nel frattempo le nostre piccole imprese, le nostre aziende artigiane annega sempre più nell’indifferenza dei nostri politici. Unico punto di riferimento – che piaccia o no- è l’insegnamento della Chiesa in campo sociale, ma i laici –che dovrebbero avere un ruolo determinante- devono avere la forza di svegliarsi dal torpore e rimboccarsi le maniche.
Sulla scena nazionale non mancano i tentativi e gli esempi di lavoro. I laboratori sociali si moltiplicano, come le esperienze in campo economico.
Basti pensare alla “Economia di comunione” di Loppiano degli amici focolarini, abbiamo il tessuto delle tante Associazioni di categoria che si ispirano al mondo cattolico e che hanno dato vita ai “laboratori” di Todi….esperienza ormai superata ma certamente stimolante…una opportunità persa.
Abbiamo l’esperienza di “Rete Italia”, del gruppo interparlamentare sulla sussidiarietà.
Abbiamo le Settimane Sociali e il Festival della dottrina sociale che da qualche hanno, se pur sotto traccia, ha preso il via generando una grande mole di contributi al dibattito socio-politico intorno alla rivista “La Società” di Verona.
Abbiamo il mondo universitario che è altamente strutturato, basti pensare all’Università pontificia Regina Apostolorum di Roma o la Pontificia Università della Santa Croce sempre a Roma, per non parlare poi della Gregoriana….
Abbiamo il variegato mondo delle Associazioni e Movimenti ecclesiali che, grazie ai personali carismi, operano incessantemente per un “bene comune” che si fa prassi.
Ma cosa manca ancora ?
Certamente oggi si sente la mancanza di uomini come Gedda o Enrico Mattei, mancano veri leader riconosciuti e riconoscibili. Dobbiamo riscoprire l’insegnamento del Beato Giuseppe Toniolo, vero padre dell’impegno dei cattolici nella società: dal mondo dell’economia alla cooperazione, dal mondo universitario alle professioni…
Manca il lavorare insieme. Ognuno va per la propria strada senza fare sinergia.
Don Luigi Giussani, oggi in odor di santità, in un importante ed ormai famoso discorso del 1987 alla DC riunita ad Assago (1), ha tracciato una strada da seguire. Giussani evidenziò come una “politica vera è quella che difende una novità di vita nel presente, capace di modificare anche l’assetto del potere”.
Ecco che la politica, al di là degli schieramenti, deve dare risposte concrete alla Persona.
La politica, ci rammenta Giussani, deve decidere se favorire una società come strumento, manipolazione di uno Stato e del suo potere, o favorire uno Stato che sia veramente laico, cioè al servizio della vita sociale e che guardi al bene comune.
Sempre Don Luigi Giussani, nel suo intervento di Assago, ha evidenziato come “è nel primato della società di fronte allo Stato che si salva la cultura della responsabilità”… è il principio della sussidiarietà che si fa operativo.
Tutto ciò lo ritroviamo nella dottrina sociale. Forse dovremmo dare maggior respiro allo studio e alla riflessione sul Compendio della dottrina sociale.
Dovremmo ripartire dalle comunità parrocchiali per aprire “laboratori sociali”; dobbiamo rilanciare quei soggetti intermedi come le associazioni, il mondo cooperativo, i sindacati datoriali e le reti di imprese…..dobbiamo darci una svegliata.

Il ruolo (attivo ?) della Parrocchia.

Il Prof. Vincenzo Antonelli, docente in diritto amministrativo dell’ Università LUISS di Roma, in uno scritto pubblicato sulla rivista “La Società” di Luglio-Agosto 2012, ha sottolineato l’esigenza di riprendere uno studio organico della dottrina sociale all’interno delle singole parrocchie.  Antonelli evidenzia come la dottrina sociale “si pone quale criterio di azione per i laici, ai quali è richiesta una sua conoscenza più esatta. (…) E’ nella parrocchia, continua Antonelli, che la conoscenza della dsc può indurre ed alimentare una nuova capacità ispiratrice ed operativa e legare gli innumerevoli interventi sociali realizzati sul territorio ad una accresciuta consapevolezza”. Ecco che bisogna promuovere e sostenere gruppi di lavoro, laboratori sociali nelle parrocchie come nelle associazioni e in tutti i corpi intermedi. Il problema non è quello di porre in essere partiti “cattolici” –ormai anacronistici- ma ridare forza ad un senso alla politica che possa dare risposte sane ai bisogni della Persona; cosa sancita anche dagli Orientamenti pastorali dell’Episcopato italiano per il decennio 2010-2020. Purtroppo, su questo versante, diversi parroci sono tiepidi, presi dalla gestione ordinaria della Parrocchia e soffocati dalle incombenze gestionali…..ma i laici ? Anche i sacerdoti devono avere il coraggio di “guardare oltre”; molti già lo fanno ma non basta.

Unità di vita….

In un importante articolo (2), il Sac. Prof. Enrique Colom, del Pontificio Ateneo della Santa Croce di Roma, grande studioso della dsc, ci offre una riflessione sull’importanza di non separare l’insegnamento cristiano dal quotidiano, anche seguendo l’insegnamento di San Josemaria Escrivà che più volte ci ha sottolineto l’importanza dell’unità di vita.
Il Prof. Colom evidenzia alcuni punti come la solidarietà, la sussidiarietà, il concetto di bene comune, il ruolo della Famiglia…fino ad arrivare ad aprire una riflessione sul mondo economico e sul lavoro…il tutto in una unicità di intenti e da un principio basilare: “…la vita cristiana non è tanto una dottrina o una teoria, quanto la vita di Cristo, cioè la sequela…” Questo implica il “seguire” nella sua complessità e totalità, anche nel campo sociale, in riferimento a quella unità di vita e di comportamento. Non possiamo dissociare la fede dalla vita quotidiana; è questo –sottolinea il Prof. Colom- il grande errore del nostro tempo.

Il discorso ci porterebbe certamente lontano e bisognerebbe scomodare diverse Encicliche sociali…tutte cose che si sono sempre dette e ridette ma, forse, è giunto il momento di metterle in pratica e cercare di ridare una formazione alla prassi politica e ridare voce a quei Valori da sempre enunciati dai nostri politici ma, spesso, sacrificati sull’altare laico del pragmatismo…che ci ha condotto sino all’attuale situazione di crisi.
Ora dobbiamo rimetterci in discussione, tutti quanti, e operare concretamente per le nostre comunità, per quel “bene comune” che deve essere non la sommatoria di beni individuali o ridotto ad un benessere socio-economico, come ci ha rammentato il Prof. Colom, ma “Il concetto di bene comune indica il bene della collettività e delle singole persone, di tutti e di ciascuno, un bene che è collettivo e individuale al tempo stesso. Il bene comune è al di sopra degli interessi particolari e degli egoismi corporativi. Il bene comune non consiste nella semplice somma dei beni particolari di ciascun soggetto del corpo sociale. Essendo di tutti e di ciascuno è e rimane comune, perché indivisibile e perché soltanto insieme è possibile raggiungerlo, accrescerlo e custodirlo, anche in vista del futuro



Note:
1)     Luigi Giussani – L’io, il potere, le opere (Ed. Marietti)
2)     Santità e DSC “La Società” n. 3 e 4  anno 2012

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