sabato 29 dicembre 2018

La leadership nel nostro quotidiano. Una strada da seguire.


Leadership e Informazione …. guardando “oltre” !
A margine della presentazione del saggio su “Joaquìn Navarro-Valls”

Ivan Simeone


Nei giorni scorsi ho avuto la possibilità ed il piacere di assistere alla presentazione del saggio sulla figura di Joaquìn Navarro-Valls, già portavoce di San Giovanni Paolo II, saggio curato dal Prof. Paolo Arullani Presidente della Biomedical University Foundation.
La bella e importante iniziativa, ricordiamolo per dovere di cronaca, è stata organizzata dall’ UCID di Latina.
Dopo la presentazione, con autorevoli interventi che hanno sensibilizzato non poco all’approfondimento del testo edito dalle edizioni Ares di Milano, ho avuto modo in queste giornate di festa ad immergermi nella lettura di queste pagine, scoprendo alcuni punti su cui dovremmo riflettere non poco, tutti noi che giornalmente siamo pieni di problemi da affrontare e cercare di risolvere.
Permettetemi, sommessamente, di fare qualche riflessione pur riconoscendo la mia pochezza dinanzi a tali figure, da cui possiamo solamente apprendere.

La prima cosa che mi ha colpito è la profondità della persona e la professionalità, la sua naturalezza, avvolte in una delicatezza ed una eleganza; sempre un sorriso per tutti ed una attenzione alle piccole cose. Comportamento certamente non comune ai più.
Navarro Valls si sofferma non poco sul concetto di leaderschip, in riferimento ad un suo intervento del 2009 al Forum Ambrosetti.
Oggi, probabilmente, abbiamo troppi “leader emotivi” e sentiamo la mancanza di uomini con contenuti forti e coerenti.
Ma quali le doti di un vero leader ?
Integrità, capacità di comunicare, saper delegare, valutare obiettivamente situazioni e persone, capacità di cambiamento ed avere una visione d’insieme della realtà.

Il Prof. Arullani, nel testo introduttivo, focalizza molto bene la visione di una leaderschip: ”La leaderschip viene vista come un fatto non esclusivamente politico ma che incarna un determinato insieme di valori….” Oggi –probabilmente- non sentiamo più parlare di “Valori” veri.

Non voglio (né potrei ovviamente) entrare nelle delicate dinamiche professionali e personali tra San Giovanni Paolo II, con il suo Grande pontificato sotto cui tutti noi abbiamo avuto la fortuna di crescere, ed il Suo portavoce dott. Navarro Valls, come per i capitoli che focalizzano appieno gli aspetti legati al ruolo del “paziente” in ambito sanitario ma, di contro, desidero evidenziare alcuni punti che hanno catturato la mia attenzione.

1   Diversità del momento….si evidenzia come ai giorni nostri il quadri di riferimento generale sia cambiato; io aggiungerei che cambia continuamente con una accelerazione non comune. Si è persa una “omogeneità culturale” . Si è persa “l’unità del vocabolario” ed i termini oggi hanno i significati più diversi e sempre “interpretabili”. I concetti perdono di significato. Tutto ciò ci porta ad un relativismo esasperato che rischia di generare solamente danni.
2. Una società secolarizzata che non garantisce la legittimità storica e sociale del cristianesimo
3.    Cristianesimo come modo di vivere….fede non è teoria…
4.    La verità ha esigenze sociali ovvero deve poter essere offerta, trasmessa

Sono questi semplici input estrapolati dagli scritti del dott. Joaquìn Navarro Valls; input su cui bisognerebbe meditare non poco ed approfondire un ragionamento che poi diventi prassi nel nostro quotidiano lavorativo, professionale. Solo per una completezza di informazione, sul concetto di leader si consiglia la lettura anche del saggio di Paolo Pugni “L’anima del leader …ovvero leader con l’anima”, sempre edito dalle edizioni Ares di Milano.


venerdì 28 dicembre 2018

Un riflessione: ma San Giuseppe ?


Ma San Giuseppe ?
Possibile che nessuno “se lo fila” ?


In questi giorni di festa, guardando il presepe, il pensiero mi va a “cadere” su San Giuseppe.
Oggi nessuno parla di Lui…..tutti vanno a dissertare sui vari personaggi come i Re Magi, il ruolo dei pastori, la cometa…ovviamente de la Santa Vergine con il bambinello ….. ma San Giuseppe ?
Tutti lo raffigurano anziano e avvinghiato al suo bastone, un personaggio che presto “scompare” dai Vangeli, quasi una comparsa cui nessuno poi tanto nota.
Ma è veramente così ?
Sono andato un pochino a “rispolverare” i miei ricordi e, senza entrare in discussioni troppo dotte ed arzigogolate, la cosa non mi convince…. Anzi proprio “non ci stò” !
San Giuseppe è una figura essenziale, il tipo di padre che, con discrezione vigila e ti risolve i problemi del quotidiano, colui che –nella normalità della giornata- ti insegna a lavorare e ad affrontare la vita di tutti i giorni, senza clamore ma con dedizione e costanza.
Se pensiamo che la vita pubblica di Gesù è durata circa dai trenta ai trentatré anni, il resto della Sua vita come è stata vissuta ?
Sicuramente come un normalissimo figlio che cercava di stare appresso al proprio padre. Non dimentichiamoci che Giuseppe era definito un “artigiano” ovvero, per l’epoca, una persona di ingegno che faceva diversi lavori di costruzione manuale…quindi certamente non poteva essere un anziano “abbarbicato” al suo bastone, ma un uomo certamente maturo ma pieno di se per lavorare e portare avanti anche economicamente la propria famiglia.
Ci aiuta nella riflessione il saggio di Federico Suàrez, “Gesù sposo di Maria”, per le edizioni ARES che ho “ripescato” nella mia libreria. Consiglio a tutti di dargli una letta.
San Giuseppe potrebbe essere un esempio da seguire per tutti i Papà…messi un po’ da parte, in secondo piano, un pò ofuscati, discreti ma poi essenziali.
San Josemarìa Escrivà, in una delle sue più importanti omelie, “Nella bottega di Giuseppe” (in E’ Gesù che passa” – Ed. ARES) focalizza proprio la figura di San Giuseppe ed al senso ultimo del lavoro quotidiano, del lavoro giornaliero… “San Giuseppe –ci rammenta San Josemaria- non era l’uomo delle soluzioni facili e miracolistiche; era uomo perseverante, tenace e –all’occorrenza- ingegnoso”….un uomo che lavorava per la sua famiglia “con un lavoro ben fatto…..La sua attività professionale era orientata al servizio degli altri, a rendere più gradevole la vita delle famiglie del villaggio; ed era certamente accompagnata da un sorriso, da una parola opportuna…..”
Ed allora perché non cominciare a raffigurarlo giovane ed operoso anche nei presepi ?
Buon Santo Natale.

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