Confartigianato
dalle origini al consolidamento democratico...
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Vi è chi il Sabato lo dedica allo sport o al cinema, vi è chi si immerge nel giadinaggio o chi, come me, cerca di "sfogliare" qualche buon libro, cosa ormai assai rara da farsi durante la settimana, avvolti nella corsa frenetica dell'inseguire i problemi del momento.
Oggi ho terminato di leggere il saggio di Anna Pina Paladini, (Edizioni Guerini e Associati) ricercatrice dell'Università del Salento, sulle origini della Confartigianato, la mia Associazione ...ma forse anche un pò più di una semplice Associazione di categoria o di un "luogo di lavoro".
Impegnarsi quotidianamente in una grande "rete" di imprenditori, impegnarsi per dare risposte "sociali" (termine ormai desueto) alle tante famiglie che si rivolgono ai nostri Enti quali il Patronato, CAAF, sindacato pensionati...cercare tra mille difficoltà di dare risposte a quanti, piccoli imprenditori, devono sbattere la testa con le banche o con la burocrazia imperante, credetemi, è qualche cosa di più di "un lavoro"; è un essere partecipe di una comunità operativa, un qualche cosa che ti assorbe e sei felice di essere assorbito da questo "fare sociale".
Confartigianato per me è anche un luogo "affettivo" ricordando Lucido Gubitosi di Benevento, mio zio, colui che di fatto fondò il Patronato INAPA in quella bella Città del Sannio e fu lui a farmi conoscere il mondo della Confartigianato che oggi vivo quotidianamente, all'epoca Vice Presidente nazionale dell'ANAP.
Il saggio della Paladini dovrebbero leggerlo tutti i Quadri e coloro che hanno responsabilità in un contesto associativo, poichè non solo ripercorre storicamente i momenti salienti che hanno visto crescere Confartigianato e radicarsi, ma si legge tra le righe anche il senso ultimo del fare "rappresentanza degli interessi".
Certamente tutti noi che lavoriamo nelle associazioni territoriali, provinciali, guardiamo con attenzione al dare risposte (o provarci !) ai nostri associati, alle nostre imprese, in termini di servizi, ma vi è molto di più e, probabilmente, è proprio quel di più che deve far muovere il senso di appartenenza.
Far parte di una Associazione è l'essere un piccolo mattone (piccolo ma essenziale come lo sono tutti i mattoni di una qualsiesi costruzione) parte di un grande Organizzazione che porta avanti le istanze delle nostre aziende artigiane, delle nostre imprese e PMI associate.
Dobbiamo riprendere a "guardare in alto" e dobbiamo rafforzare sempre più il gusto dell'impegno politico-sindacale partendo proprio dalle associazioni provinciali, dalle nostre Organizzazioni regionali. Tutti noi abbiamo una" responsabilità di rappresentanza" che non può mai assopirsi e non può (e non deve !) passare in second'ordine rispetto al mondo dei servizi.
Spesso sentiamo dirci: perchè mi devo associare ? Cosa mi da l'Associazione ?
Certamente i servizi, il credito agevolato, i confidi, l'accompagnare per mano l'azienda nei meandri dei tanti problemi quotidiani, ma non dimentichiamoci mai che l'Associazione è quello strumento per dare forza alla tua Azienda, alle tante Aziende artigiane e non, alle imprese familiari, alle nostre PMI dialogando con le Istituzioni a tutti i livelli e, sopratutto, cercare di dare forza ad una "rete amicale" di uomini e donne che "fanno" e che producono quotidianamente per se e per i propri collaboratori.
Le Casse Mutue (oggi SANARTI), l'Artigiancassa, le leggi sull'artigianato come quelle sulla piccola impresa, le leggi sull'apprendistato...sono state possibili solo grazie al lavoro della rappresentanza delle Associazioni, veri "corpi intermedi" che oggi si cerca di mettere costantemente in difficoltà ma che ci sono e ci saranno, piaccia o non piaccia.
Buona lettura.