martedì 26 marzo 2019

Una riflessione sulla micro impresa. I dati.




Il “Saper Fare” oltre agli aspetti economici….
Quando la famiglia si fa anche impresa. Un pò di dati...



di Ivan Simeone

In questi giorni sentiamo un gran parlare di aspetti legati alla Famiglia. Pro – Contro…tutto in riferimento al Congresso Internazionale della Famiglia di Verona. Toni molto accesi, fin troppo! Si dice e si sente di tutto, forse qualche strumentalizzazione di troppo e qualche voce “fuori dal coro”. Non voglio in questa sede entrare nel merito.

Un aspetto invece su cui vorrei richiamare l’attenzione è la dimensione familiare che “entra” nella nostra realtà economica nazionale e locale, mi riferisco alle tante micro attività d’impresa che hanno alla base proprio la famiglia, imprese tipicamente familiari che rappresentano un volano essenziale per la nostra economia. In particolare il mondo delle imprese artigiane è tipicamente a conduzione familiare. I figli, la moglie, i parenti sovente entrano direttamente nei processi produttivi e lo stesso “imprenditore” è lavoratore di se stesso. E’ questa una dimensione che non possiamo disconoscere. La micro e piccola impresa è la nostra risorsa nei momenti di crisi economica generale.

Se andiamo a leggere i dati pubblicati (fonte Ufficio Studi Confartigianato “Territori 2018”) ci rendiamo conto come a livello nazionale le imprese (microimprese) che hanno fino a dieci dipendenti raggiungono quota 4.180.870 pari al 95,2% del totale delle imprese. Nella nostra provincia raggiungiamo il 95,9% con 35.421 micro aziende. Numeri importanti che nascondono dietro oltre il 45% degli occupati che sale al 65% se consideriamo anche le “piccole” imprese entro i 50 addetti. Solo a Latina, statisticamente “nascono” al giorno ben 2 imprese artigiane. Se andiamo ad osservare solo i dati relativi alle aziende artigiane, nel Lazio queste ammontano 95.375 (registrate al 31 dicembre 2018) e nella sola provincia di Latina si arriva ad 8.896 imprese artigiane. Sono numeri importanti soprattutto se si pensa che dietro alle statistiche ci sono numerose famiglie e lavoratori.

Stefano Zamagni, noto economista e docente all’Università di Bologna, in una intervista pubblicata qualche tempo fa su “La Piazza della Provincia”, a firma di Giovanni Cioria, ha parlato espressamente di “sapienza artigianale”, valorizzando i mestieri artigiani, il saper farre. “La parola arte –puntualizza Zamagni- dal greco, significa virtù, quindi artista. L’ artigiano è un virtuoso. Assoma in sé sia il momento creativo, sia l’esecutivo….. in Italia, gli artigiani non sono mai stati aiutati. Nel dna dell’italiano medio c’è l’artigianato. Non siamo uomini da grandi fabbriche. Naturalmente, oggi giorno, colui che lavora e pensa, pensa e lavora va rivisto alla radice. E va innovato. Negli ultimi 30 anni è stato pensato alla grande impresa, accantonando l’artigianato”.

Il Prof. Luigino Bruni, economista ed accademico, parlando di “economia sociale” in un articolo pubblicato sul quotidiano Avvenire del 2012, ha evidenziato come proprio le piccole attività d’impresa, aziende a conduzione familiare, nelle sue svariate forme, sono proprie di una economia sociale che ancora oggi detengono il primato nel nostro Paese.
È il nostro un modello –sottolinea il Prof. Bruni- dove l’impresa si fa carico di problemi sociali e familiari che non trovano posto in un modello di business is business. Ancora oggi, tra i dipendenti di queste nostre imprese ci sono alcune persone (a volte molte) che non dovrebbero esserci sulla base del puro calcolo economico costi-benefici, ma che vi restano perché l’imprenditore porta nell’impresa anche e soprattutto brani di vita civile, amici, persone in difficoltà…”

Sono questi solo alcuni spunti di riflessione anche per le dinamiche del nostro territorio che necessita di una azione a sostegno delle micro imprese, delle tante aziende a conduzione familiare, delle imprese al femminile; tutto un tessuto imprenditoriale che deve essere supportato ed incentivato nel concreto.

venerdì 1 febbraio 2019

Cerchiamo di conoscere il Rotary......


Di seguito riporto l'articolo pubblicato sull'ultimo numero de "La Ruota" il magazine del Rotary Club Latina - Gennaio 2019.

Il Rotary ? una esperienza da vivere !
Una “rete” internazionale di oltre 1.200.000 professionisti

Un breve riflessione personale

a cura di Ivan Simeone*

Cosa è il Rotary ? E’ questa una domanda cui non è certamente facile dare risposta. Una cosa è certa: il Rotary è una esperienza da viverre !
Una realtà fatta di servizio ed amicizia cui immergersi, solo così si potrà comprendere appieno cosa sia questa nostra realtà rotariana.
Quando diversi anni fa mi cooptarono (nel Rotary non si fa domanda di entrata ma si viene cooptati !) cominciai, timorosamente, a “mettere il naso” nelle attività distrettuali e lì cominciai a comprende appieno l’importanza e la bellezza di “fare Rotary”. Il Club è come una “chiave di entrata” in una grande famiglia di professionisti e di uomini/donne presenti attivamente nella società, nel quotidiano.
Il Rotary non ha una propria etica rotariana, ma i rotariani devono “comportarsi eticamente” in ogni dove ! Il Rotary non è una semplice “associazione” o una struttura che fa beneficenza. Ci sono oggi realtà di gran lunga più efficienti come la Caritas o le tante Onlus nazionali ed internazionali.
Il Rotary è ben altro.

Il Rotary è una Istituzione, una Organizzazione internazionale formata da uomini e donne che sono leader nei loro rispettivi ambiti. Oltre 1.200.000 professionisti a livello mondiale. Se ci pensiamo per un attimo rischiamo di “perderci” in un vortice di azioni fatte di servizi, attività professionali a supporto delle comunità locali, azioni internazionali….
Il Rotary è composta da “uomini d’affari e gli uomini d’affari amano tenere i piedi per terra per cui la parola profitto è meno pretenziosa di servizio, ma al tempo stesso quando si agisce per il vantaggio della società, quando cioè si rende un servizio, si fa nel contempo il bene per se stessi…”
Ma, facciamoci nuovamente la domanda….”cosa è il Rotary ?”
Al di là delle strutture e sovrastrutture (Club, Distretto, Fondazione Rotary, Commissioni, Gruppi di Azione Rotariana….) vi sono dei concetti chiave che distinguono –o dovrebbero distinguere- il socio, colui che orgogliosamente porta al bavero della giacca il distintivo de “la ruota”.
In questo nostro breve viaggio ci facciamo aiutare da una importante ed interessante pubblicazione, “Alle fonti del Rotary – fatti, regole e commenti”, un vero “dizionario rotariano” che consiglio vivamente a tutti di leggere ed approfondire, curato da Renzo Bianchi, autorevole rotariano del Rc Torino Nord Ovest
Ma vediamo alcune parole chiave…..

AMICIZIA…..la nostra è una “Amicizia Organizzata” ai fini del “servizio”. Il Rotary deve essere come una grande famiglia.
Un rotariano che si trova per motivi professionali o personali fuori dalla sua realtà, ed incontra un altro rotariano o un Club che non è il suo, viene accolto come uno “di famiglia”.
Il Rotary è una grande “sinergia” amicale ed operativa. Paul Harris, ci rammenta Renzo Bianchi nella sua Opera, definiva l’amicizia “la roccia sulla quale è stato costruito il Rotary….un’amicizia che ci assicura di avere un “Amico qualificato” in ogni parte del mondo e in ogni ambiente professionale, ovunque vi sia un Club.

AZIONE….Per i rotariani l’azione è essenziale. Vi sono le “Cinque vie d’azione rotariana” ovvero il fondamento dell’azione di ogni Club: Azione Interna, Azione professionale, Azione di interesse pubblico,  Azione Internazionale e Azione per i giovani. La “bussola” per ogni impegno.

SERVIZIO….Il servizio “non è il fine del Rotary bensì uno strumento per realizzarlo: il fine del Rotary è la convivenza pacifica fra i popoli ovvero la Pace”. Il rotariano deve dare disponibilità con la propria esperienza professionale.

CODICE DEONTOLOGICO… Il Rotary non ha una propria “etica rotariana” ma certamente il rotariano deve cercare di comportarsi sempre in modo “etico”. Vige dal 2011 il Codice Deontologico  e modificato nel 2014 in 4 precisi punti. Tale documento va a sostituire il vecchio –ma certamente stimolante- Codice Etico del 1915 che fu poi sospeso nel 1929…è questa una bella e importante storia del nostro Rotary che dovrebbe essere approfondita.
L’impegno del rotariano –dobbiamo sempre tenerlo in mente- è:


1.    Agire con integrità e in base ad elevati standard etici, sia nella vita personale che professionale.

2.    Applicare i principi di correttezza in tutti i miei rapporti con gli altri e trattare le persone e l’occupazione da loro svolta con il dovuto rispetto.

3.    Mettere le mie competenze professionali  a disposizione dei giovani, assistere le persone particolarmente bisognose e migliorare la qualità  della vita  nella mia comunità e nel mondo.

4.    Evitare comportamenti che possano recare danno o discredito nei confronti del Rotary e dei colleghi Rotariani.

Intorno a questi quattro concetti, ruota (o dovrebbe ruotare) tutto il nostro impegno.

FORMAZIONE….Ebbene sì. Come nel nostro mondo professionale siamo chiamati ad una formazione continua, continui aggiornamenti e seminari, così nel Rotary la “formazione” è un elemento essenziale.
Bisogna sempre aggiornarsi sul percorso che la nostra Organizzazione internazionale sta facendo, sul codice di procedura rotariana, sulle tante iniziative che si pongono in essere a livello distrettuale ed internazionale. Il Club è essenziale, fondamentale, la base di ogni iniziativa ed amicizia ma bisogna guardare oltre. Il rotary, non dimentichiamocelo, è una grande realtà internazionale con mille risvolti ed azioni di impegno sociale e di servizio. Non bisogna rimanere ristretti nell’ambito del Club ma…”andare oltre”. Ecco che bisogna cercare di partecipare ai vari seminari distrettuali e alle iniziative, quando possibile, anche internazionali.

Sono questi solo alcuni degli aspetti salienti del nostro “essere Rotary”.
Al Rotary non si “partecipa”, si vive quotidianamente !


sabato 29 dicembre 2018

La leadership nel nostro quotidiano. Una strada da seguire.


Leadership e Informazione …. guardando “oltre” !
A margine della presentazione del saggio su “Joaquìn Navarro-Valls”

Ivan Simeone


Nei giorni scorsi ho avuto la possibilità ed il piacere di assistere alla presentazione del saggio sulla figura di Joaquìn Navarro-Valls, già portavoce di San Giovanni Paolo II, saggio curato dal Prof. Paolo Arullani Presidente della Biomedical University Foundation.
La bella e importante iniziativa, ricordiamolo per dovere di cronaca, è stata organizzata dall’ UCID di Latina.
Dopo la presentazione, con autorevoli interventi che hanno sensibilizzato non poco all’approfondimento del testo edito dalle edizioni Ares di Milano, ho avuto modo in queste giornate di festa ad immergermi nella lettura di queste pagine, scoprendo alcuni punti su cui dovremmo riflettere non poco, tutti noi che giornalmente siamo pieni di problemi da affrontare e cercare di risolvere.
Permettetemi, sommessamente, di fare qualche riflessione pur riconoscendo la mia pochezza dinanzi a tali figure, da cui possiamo solamente apprendere.

La prima cosa che mi ha colpito è la profondità della persona e la professionalità, la sua naturalezza, avvolte in una delicatezza ed una eleganza; sempre un sorriso per tutti ed una attenzione alle piccole cose. Comportamento certamente non comune ai più.
Navarro Valls si sofferma non poco sul concetto di leaderschip, in riferimento ad un suo intervento del 2009 al Forum Ambrosetti.
Oggi, probabilmente, abbiamo troppi “leader emotivi” e sentiamo la mancanza di uomini con contenuti forti e coerenti.
Ma quali le doti di un vero leader ?
Integrità, capacità di comunicare, saper delegare, valutare obiettivamente situazioni e persone, capacità di cambiamento ed avere una visione d’insieme della realtà.

Il Prof. Arullani, nel testo introduttivo, focalizza molto bene la visione di una leaderschip: ”La leaderschip viene vista come un fatto non esclusivamente politico ma che incarna un determinato insieme di valori….” Oggi –probabilmente- non sentiamo più parlare di “Valori” veri.

Non voglio (né potrei ovviamente) entrare nelle delicate dinamiche professionali e personali tra San Giovanni Paolo II, con il suo Grande pontificato sotto cui tutti noi abbiamo avuto la fortuna di crescere, ed il Suo portavoce dott. Navarro Valls, come per i capitoli che focalizzano appieno gli aspetti legati al ruolo del “paziente” in ambito sanitario ma, di contro, desidero evidenziare alcuni punti che hanno catturato la mia attenzione.

1   Diversità del momento….si evidenzia come ai giorni nostri il quadri di riferimento generale sia cambiato; io aggiungerei che cambia continuamente con una accelerazione non comune. Si è persa una “omogeneità culturale” . Si è persa “l’unità del vocabolario” ed i termini oggi hanno i significati più diversi e sempre “interpretabili”. I concetti perdono di significato. Tutto ciò ci porta ad un relativismo esasperato che rischia di generare solamente danni.
2. Una società secolarizzata che non garantisce la legittimità storica e sociale del cristianesimo
3.    Cristianesimo come modo di vivere….fede non è teoria…
4.    La verità ha esigenze sociali ovvero deve poter essere offerta, trasmessa

Sono questi semplici input estrapolati dagli scritti del dott. Joaquìn Navarro Valls; input su cui bisognerebbe meditare non poco ed approfondire un ragionamento che poi diventi prassi nel nostro quotidiano lavorativo, professionale. Solo per una completezza di informazione, sul concetto di leader si consiglia la lettura anche del saggio di Paolo Pugni “L’anima del leader …ovvero leader con l’anima”, sempre edito dalle edizioni Ares di Milano.


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