Come aprire una “nuova attività”? Il Business Plan.
Articolo pubblicato su "Latina Corriere.it"
Sempre più giovani e meno giovani, cercano informazioni e
chiedono aiuto per aprirsi una loro personale attività, sia questa
commerciale come artigianale. Molte sono le richieste che ci giungono.
Mai come in questo periodo si percepisce molta confusione nell’ambito
del lavoro. Molte imprese cercano personale specializzato senza
trovarlo, molti sindacati denunciano proposte di salari non adeguati,
molte amministrazioni pubbliche come grandi realtà imprenditoriali
pubblicano bandi di concorso. Di contro molte persone puntano al crearsi
una loro personale attività; il sogno ed il fascino del “mettersi in
proprio”.
Ma come fare? Dove rivolgersi? Tutto quello che si “dice”, come quello che viene sbandierato, è poi tutto vero o accessibile?
Per chi si affaccia su questo mondo produttivo, vi è molto
smarrimento. Primo problema fra tutti è quello della ricerca del credito
per avviare il proprio sogno imprenditoriale, piccolo o grande che sia.
Un primo errore da non fare (e molti lo fanno!) è
quello di partire proprio dalla ricerca erronea del credito. Spesso ci
si sente chiedere: “Ci sono finanziamenti a fondo perduto?” “Che
finanziamenti ci sono?” Sembra di stare al mercato e chiedere: mi dà un
chilo di mele? Che frutta fresca oggi ci sta? Questo è l’approccio più sbagliato che vi sia.
La prima cosa da fare è comprendere quello che si vuole fare; capire realmente “cosa so fare”?
Parte dalla risposta a questa semplice domanda, tutto un percorso che
porta poi “ad aprire la serranda” della propria attività. Nel mondo del
lavoro non ci si può improvvisare. Bisogna “Saper fare” qualche cosa e farlo anche bene.
Secondo aspetto è quello di verificare se ho le qualifiche legali (attestati, diplomi, certificazioni…) per fare quella determinata attività che desidero svolgere.
Già in questi primi passaggi è opportuno farsi “accompagnare” da un
professionista del settore, da una Associazione di Categoria che operi
nel settore delle nuove imprese. Prima di affidarsi al consulente di
turno, verificare chi si ha davanti. Basta andare in internet o sentire
chi opera nel settore, per avere una qualche referenza diretta o
indiretta. Bisogna cercare di affidarsi ad Associazioni di categoria
conosciute e firmatarie di CCNL, professionisti iscritti ad ordini
professionali o/e in possesso delle dovute certificazioni.
A questo punto, dopo un buon colloquio iniziale per capire
cosa e come voler avviare il tutto e “mettere in piedi” il proprio sogno
imprenditoriale, il primo passo è quello di cominciare a creare un
primo piano d’impresa, il famoso “Business plan”. Questo strano
oggetto del desiderio che sta diventando uno strumento essenziale per
ogni operazione finanziaria. Su questo aspetto bisogna spendere due
parole. Molti chiedono “a cosa serve il Business plan?” Come deve essere fatto?
Una premessa è d’obbligo. Il termine è molto vago e viene utilizzato
dai diversi soggetti finanziari ed economici in modo diverso. Vi è chi
identifica il BP solamente in una pianificazione finanziaria analitica
(bilancio di previsione) a tre/cinque anni. Chi intende il BP un
documento di analisi commerciale, oltre che finanziario e chi vede nel
BP un documento che illustri l’assetto aziendale. Bisogna dire che non
vi è una “regola certa e codificata” ma vi sono diverse indicazioni
spesso provenienti dal mondo universitario, testi di autorevoli docenti,
ricercatori ed esperti.
In verità non ho trovato una “codificazione” ufficiale e certificata,
ad eccezione di una linea guida ufficiale (molto attenta e
particolareggiata) ad opera dell’Ordine nazionale dei Commercialisti e
Consulenti contabili, “Linea Guida al Business Plan” a
cura del Gruppo di lavoro Area Finanza Aziendale; ma pariamo di BP per
aziende molto strutturate o per Start up innovative. Attenzione a non
confondere il concetto di “Nuova Attività” con “Start up” innovative; sono due realtà differenti.
Ma le piccole realtà?
Oggi tutte le banche, bandi per finanza agevolata, finanziarie per
credito d’impresa, richiedono una valutazione non solamente sui bilanci
certificati nei due/tre anni precedenti, ma si basano molto sulle
proiezioni finanziarie proprie di un BP. Figuriamoci per una nuova
impresa che deve essere valutata esclusivamente sul “progetto
aziendale”, ovvero su un piano d’impresa che “faccia vedere” a chi deve
erogare un credito, come si andrà a sviluppare quella determinata
attività futura e dargli certezza del rientro del finanziamento
concesso. Attenzione: a mio personale avviso, bisogna non fidarsi troppo
di BP già pronti e preconfezionati. Un buon BP deve essere come una camicia artigianale, “deve calzare molto bene” sulla persona che deve poi operare. E’ un progetto aziendale fatto su misura. Il BP deve essere anche “orientato” verso lo strumento finanziario prescelto.
Ogni banca, finanziaria o bando vuole che si mettano in evidenza un
aspetto od un altro; quindi bisogna avere necessariamente una visione
d’insieme: il mio sogno imprenditoriale con le mie qualifiche
professionali (il Saper fare), le risorse finanziarie che mi servono
(bilancio di previsione) e dove andarle a chiedere.
Il BP è come un biglietto da visita con cui ci si presenta.
Bisogna cercare di trasmettere la propria idea imprenditoriale al
meglio. Deve essere chiaro e lineare. Completo di allegati e tabelle
finanziarie leggibili. Meglio se accompagnate da un bilancio di
previsione pluriennale certificato da un Commercialista. Inoltre fare un
buon Business plan serve anche per valutare realmente (e prenderne
coscienza) tutte le cose che bisogna fare ed è un ottimo primo
indicatore finanziario, una volta avviata l’attività.
In grandi linee possiamo suddividere il BP in più sezioni.
Vi è una prima parte introduttiva dove è bene
spiegare da dove nasce l’idea imprenditoriale ed il perché. Chi è
l’imprenditore e chi sono i soci. Una seconda parte evidenzia i criteri di redazione del BP ed i suoi principi generali. Si passa poi alla terza parte
dove si comincia ad entrare nel dettaglio dell’attività/azienda da
“aprire”. In questa fase bisogna cominciare ad entrare nei dettagli:
tipologia societaria, locali e rispettive autorizzazioni,
professionalità coinvolte, eventuali partner, chi sono i consulenti,
tipologia e struttura organizzativa…solo per evidenziare alcuni aspetti
salienti.
Nella quarta parte bisogna svolgere una analisi
commerciale dell’attività e del prodotto/servizio da erogare, una
analisi della concorrenza, situazioni ambientali, il piano marketing,
analisi della richiesta e dell’offerta, strategia di vendita, ricerca di
mercato. La quinta parte è molto delicata. Bisogna
analizzare gli aspetti finanziari della conduzione aziendale, verificare
costi e ricavi, analizzare analiticamente i costi della produzione o
del servizio che si intende offrire, il tutto con una proiezione a tre
anni. Qualcuno lo vuole anche a cinque.
Previsioni di vendita, proiezioni flussi di cassa, conto
economico, stato patrimoniale, analisi del pareggio di bilancio,
esigenza finanziaria sono i caposaldi di questa quinta parte del nostro
documento di pianificazione d’impresa. Oltre all’analisi e al
fornire tabelle chiare e ben leggibili, consiglio di affiancare anche
una relazione ufficiale di un commercialista e di inserirla nel BP. Qui
poi bisognerà fare una piccola “Analisi SWOT”
Nella fase di analisi finanziaria è bene individuare anche le
possibili criticità e, nei limiti del possibile, valutare le possibili
soluzioni di intervento. Bisogna cercare di pensare a tutto,
perché pur pensando a tutto, poi ci chiederanno sicuramente
approfondimenti e ulteriori chiarimenti. In realtà, sviscerando il
proprio BP, si andrà a costruire, passo dopo passo, tutta la nostra
nuova attività, approfondendo tutto ciò che ci serve ed evidenziando
tutti gli aspetti, dal piano della sicurezza all’apertura della partita
IVA e all’iscrizione alla CCIAA, passando alla eventuale scia per i
locali e la selezione dei fornitori. Il “sogno” o l’ idea
imprenditoriale, comincia a farsi realtà.
La sesta ed ultima parte è strategicamente
essenziale: parliamo degli allegati. Il BP è un disegno, un sogno che
noi andiamo a monetizzare ed organizzare su basi reali. Ora dobbiamo
allegare tutte le “pezze di appoggio” essenziali, quali i preventivi di
quello che dobbiamo acquistare (meglio se timbrati e firmati dal
rivenditore), la planimetria del locale e il documento di proposta
d’affitto o di acquisto, i documenti personali del titolare e soci, se
la partita IVA è già aperta la visura camerale, i preventivi dei
consulenti come le autorizzazioni ad esercitare quella determinata
attività…..
Come potete percepire il BP è un documento articolato e non ci si può
permettere di sbagliare o di farlo in maniera superficiale. Ecco perché
è bene farsi accompagnare da un consulente, che ci prenda “per mano” e
ci porti dal “mettere a terra” la nostra idea imprenditoriale ad aprire
la nostra attività/impresa, ovviamente dopo aver fattoci prendere i
dovuti finanziamenti. Al termine del nostro lavoro, in chiusura,
è bene fare e riportare una valutazione complessiva del nostro progetto
imprenditoriale. Il progetto potrebbe essere accompagnato da una documentazione tabellare e/o fotografica.
Questo, in grandi linee, è uno dei compiti che portiamo
avanti. E’ una vera azione di “tutoraggio” concreto, reale ed operativo,
cercando di coniugare il desiderio del nostro neo-imprenditore con
l’accesso al credito, per poi metterlo nelle condizioni corrette per
operare. Per concludere un’esortazione a fare imprese e
attività commerciali solide e ben fatte. Henry Ford, imprenditore
americano co-fondatore della Ford, in una delle sue frasi celebri disse:
“qualità significa fare le cose bene quando nessuno ti sta guardando”.
Questo è il concetto che dovrebbe ispirare tutti coloro che vogliono
“fare impresa”.
Ivan Simeone / direzione@claai-assimprese.it / 339.4594498 – 331.8659785