“Il movimento di Comunione e Liberazione. 1954 – 1986”
Una riflessione di un "non giuridicamente"
ciellino.
"LA TRADIZIONE È LA DOTE CON CUI LA NATURA CI
LANCIA NELLA VITA...."
Anche quest'anno, arrivato al meeting di
Rimini, il primo giorno mi sono diretto in quello che per me è un appuntamento
fisso: la mitica LIBRERIA !!!
Mi sono " fiondato" il primo
giorno proprio per evitare quelle lunghe file che poi, giorno dopo giorno, si
vanno a formare. La libreria del meeting , per me, è un pò come un tempietto
della lettura.
Scaffale dopo scaffale eccola: la nuova
edizione dell'intervista-conversazione con Giussani, a firma di Robi Ronza sul
movimento ( Il movimento di Comunione e Liberazione - ed. Bur Rizzoli).
Lessi anni fa questo saggio che consiglio a
tutti coloro che desiderano capire l'esperienza di CL, anche se poi una vera
esperienza la si può comprendere appieno solo cercando di viverla e di
sperimentarla in prima persona.
Leggendo queste pagine il pensiero è
tornato indietro di tanti anni, quando prima liceale, poi universitario vissi
quella bella amicizia della comunità di Roma Nord .... il raggio, la caritativa
al Podere Rossa, la sede di Monte Sacro dove rischiammo di prendere anche
qualche "mazzata" da chi non la pensava come noi, i banchetti per Solidarnosc
(ancora ho conservata la spilla.....chi se la ricorda ?), la prima esperienza
fatta a Fiuggi da ragazzino....all'epoca ero studente al San Leone Magno e mi
invitarono....per convincere mia madre dovete telefonare a casa Don Donato....
Ripercorrendo le parole di Don Giussani ,
impresse in queste belle pagine, vorrei fare alcune riflessioni "ad alta
voce" che credo dai oggi più che mai attuali. Mi sembra quasi (azzardo ?)
che quell'epoca sociale si stia riproponendo e che oggi vi sia l'esigenza di una nuova e forte testimonianza
"operativa" nella realtà che ci circonda.
Riflessioni fatte da chi (io !) oggi non è
"giuridicamente" un ciellino ma che vede in Giussani un Padre che
tanto gli insegna e che vede nel Movimento (e nelle persone del Movimento ) il
proprio sentire.
Carron ci dice, nella prefazione al saggio,
che "la fedeltà all'inizio è decisiva se non si vuole smarrire la
strada..." e questo è proprio il punto d'inizio. Una fedeltà guardando
all'oggi e proiettati al domani.....una “fedeltà” che non è “struttura”
….Giussani, ci ricorda Robi Ronza, “non voleva affatto fondare un movimento ma
annunciare Cristo e contribuire alla vitalità della Chiesa”; oggi come ieri non
dobbiamo affannarci a cercare di costruire strutture o sovrastrutture ma andare
nel quotidiano delle nostre vite.
Ma quali sono gli “input” che fanno
riflettere all’interno di questa “conversazione” ?
Gli spunti sono molti.
La prima riflessione è proprio sul concetto
di “dignità culturale”, di cui anche
oggi sentiamo una esigenza. Oggi si vive uno stato di narcosi culturale e
sociale dinanzi ai principali temi del nostro vivere; situazione a cui bisogna
reagire. Abbiamo necessità di un nuovo inizio anche nel mondo dell’educazione,
la scuola e l’università in primis. Bisogna, ancora oggi, fare in modo che “la
fede diventi mentalità: è la mentalità –ci rammenta Giussani- che crea
dando nuova forma alle cose…”
Rileggendo
queste pagine vado a riscoprire l’attualità dell’insegnamento di Don Giussani,
una riscoperta che deve essere prassi quotidiana del nostro agire, nel modo di
affrontare il nostro quotidiano.
Ancora oggi, come ieri, si ha l’impressione
(la certezza !) che “l’essenza del fatto cristiano non costituisce proposta di
vita…..cosa è allora l’essenza del fatto cristiano ? E’ l’annuncio di Cristo:
questo –ci rammenta Giussani- è il centro di tutta la vita dell’uomo e della
storia. E questo si vive mettendosi insieme, vivendo una vita di comunità…”
Oggi spesso, anche negli incontri che
faccio con i giovani studenti, sottolineo l’esigenza dello “stare insieme”…oggi
ci si gioca la vita troppo in solitaria, anche se siamo sommersi dai social
network di ultima generazione. Bisogna
che i nostri ragazzi riscoprano il gusto dello stare insieme.
Sfogliando questa “intervista” mi imbatto
nella spiegazione di cosa è il “raggio”…mitico raggio di Roma Nord…i miei
ricordi vanno nella sede di via Valseriana di Roma, a Monte Sacro. Chi se la
ricorda ?
Quanti incontri..se non mi sbaglio era l’anno
dell’elezione di Giovanni Paolo II…
Ed oggi ? Siamo sempre in un eterno
confronto con quella che Giussani chiama la “concezione illuministico liberale”
della vita e della cultura stessa.
Ma ecco che, andando avanti, impattiamo
nell’annoso problema della politica.
Mai come in questo tempo è di larga
attualità. Giussani ci evidenzia come “un cristiano non solo può, ma
ultimamente deve impegnarsi in una militanza politica rivoluzionaria se per
rivoluzione s’intende l’impegno umano a cambiare continuamente superando l’inerzia
malefica dei propri rapporti con gli altri uomini e con le cose….Il cristiano
deve dunque essere attivamente immanente a tale impegno, salvo un suo
atteggiamento critico riguardo ai metodi proposti e applicati nelle specifiche
circostanze…”
Ma come ? In che modo ? Giussani, vivendo
la sua epoca ed immerso nella situazione politica di qualche decennio fa,
suggeriva anche una strada da percorrere che, probabilmente, è ancora la strada
giusta da percorrere, ovvero “attraverso la rinascita di un vasto movimento di
unità popolare promosso dai cristiani, ma aperto anche ad altre forze”.
Dobbiamo riflettere, mai come oggi che
sembra che l’impegno dei cattolici nel politico si sia liquefatto.
Il percorso, in questo saggio-intervista si
fonda su altre parole/concetti chiave, come l’ “Amicizia globale” ed il “senso
religioso” che mi riporta al volumetto (che ancora conservo gelosamente in
libreria) della Jaca Book, la Tradizione
vista come “una dote con cui la natura ci lancia nella vita…”
Tutte queste pagine ci chiamano (ci piaccia
o no) ad una attenta riflessione sul nostro tempo e rimarcano la strada che
bisogna percorrere.
Ecco che quando Giussani parla nell’intervista
di “laicismo”, l’attualità si fa più
evidente.
Sembra quasi che il tempo si sia fermato. “..La
logica del laicismo ha ormai pervaso di sé tutta la società italiana e si
espande e predomina come non trovando più alcuna resistenza né dialettica
alternativa….” Di fatto si è abbandonata una “creatività culturale” e Giussani ci riporta all’importanza dell’educazione e della scuola ed il ruolo de
cattolico è quello di non delegare.
I cattolici, ci rammenta Giussani, devono
impegnarsi in una presenza intelligente
ed organizzata che testimoni e renda evidente una unità popolare da cui si
generi una resistenza nuova…bisogna ridare voce ad un progetto culturale che
ponga al suo centro un semplice concetto: “dare
una risposta a un bisogno”. Ma poi ? perché tutto questo si è assopito ? I
ragazzi di ieri hanno oggi dai 40 ai 50 anni … minimo (io ben 52 !)…ed i
ragazzi di oggi ?
Ho come la sensazione che un bellissimo
fiume in piena sia stato interrotto da una pesante diga, che non ha permesso il
proseguire la sua corsa e, questo fiume impetuoso, è divenuto un bellissimo
bacino di acqua dolce ma….
Vorrei concludere queste semplici
riflessioni con quelle parole di Don Giussani, quando ci dice che “…oggi più di
allora, i tempi esigono dai cristiani quel ruolo attivo, di grande respiro, e
quell’immane opera di ricostruzione umana e culturale di cui già dieci anni fa
si era sottolineata l’urgenza…” Giussani lo diceva nel 1986 !
Ed Ora ?
Ivan Simeone