“Quale
futuro per l’ Europa ?”
( e le
nostre imprese ?)
Ivan Simeone
Ho
appena finito di approfondire il saggio di Sapelli-Vittadini
“Quale futuro per l’Europa” (Ed. BUR) e mi sono “ronzate” in testa molte
riflessioni che poi vanno a “cadere” sui problemi del nostro territorio, della
nostra provincia. Il ruolo sociale ed
economico della Famiglia, la piccola impresa ed il credito sono i tre punti
focali dell’analisi degli atti delle “Conversazioni di Milano”, cui è tratto il
saggio. Tre aspetti che possono essere riportati tranquillamente nella dinamica
del nostro territorio pontino.
La
crisi c’è tutta ed è inutile far finta di nulla. C’è e durerà qualche anno e
poi certamente le cose non saranno più come prima ma “diverse”.
Come
? Non siamo certamente dei veggenti ma una cosa è ormai assodata: abbiamo la
necessità di un nuovo “percorso” di pensiero.
Tutti
noi sappiamo come, tecnicamente. È cominciata questa profonda crisi
economica….i titoli tossici, la bolla speculativa immobiliare USA, una finanza
che ormai si era auto referenziata, una Europa che non ha nulla di “politico”
ma solo un coagulo di interessi di poche ma potenti lobby finanziarie… Ma poi ?
Intorno a noi cosa succede ? Come affrontare il quotidiano ? Quale strada
indicare alle nostre micro imprese familiari ?
In
questo periodo sembra che i ritmi del nostro quotidiano siano impazziti.
Stiamo
tutti assistendo ad un radicale cambiamento di strategie aziendali..la FIAT che
cambia nome e diventa una “azienda globale” lasciando per strada una sua storia
e la storia del nostro Paese, una politica internazionale che è cieca di quanto
sta avvenendo alle comunità cristiane dell’ IRAK che vengono annientate
fisicamente e nessuno alza la voce, aziende familiari che devono chiudere causa
Equitalia o la mancanza di recupero dei crediti dall’Ente/Società committente
di turno….Il Governo sta attuando una politica di forte penalizzazione verso
tutti i corpi intermedi sociali (leggasi Patronati, CAAF, Sindacati, Camere di
Commercio, Enti locali come le provincie….) nel silenzio più totale di questa
classe politica e dei soggetti interessati che sembrano essersi assopiti.
Ecco che bisogna
rifondare un ragionamento.
Per cercare di uscir
fuori da questo momento di difficoltà, anche nelle nostre Città, nella nostra
provincia di Latina, bisogna riavviare un processo politico e culturale
orientato al bene comune.
Bisogna
affrontare diversamente il rapporto con l’impresa ed il lavoro, con la stessa
politica che deve ridare respiro alla “cultura
politica”. Bisogna ridare una voce alla “società locale”; la politica, l’economia, il credito…devono essere
tutti strumenti del nostro agire. Il
fulcro di tutto deve essere la Persona, il Cittadino.
Bisogna avere la forza
di rimettere, positivamente, la Persona al centro delle nostre azioni e
cercare di creare, anche a livello locale, un sistema di welfare
sussidiario; ripartire, anche a livello provinciale, dallo Small Business Act. Lo abbiamo sempre
detto, ma la politica locale è stata sorda.
La
politica deve essere meno auto referenziata e deve avere la forza di
sburocratizzare gli Enti e le amministrazioni, deve far produrre e lavorare.
Deve svolgere una azione sinergica con le parti sociali ed insieme andare
“oltre alla crisi”.
Bisogna sostenere
veramente (e non con belle parole) le nostre piccole imprese dell’artigianato e
del commercio; un artigianato che sovente è anche custode delle nostre tradizioni
popolari e sociali.
Azioni concrete sono i fondi rotativi di microcredito, avvio di semplificazioni
amministrative anche solo ai nostri livelli comunali e provinciale.
Le
Associazioni datoriali non si devono chiamare solo per avere il placet di turno
ma per ragionare insieme sul da farsi in maniera continuativa e costante.
Dobbiamo,
tutti insieme, dare forza ad un cambiamento ed essere utili e non solo fare
utili…
“Siamo troppo soli” evidenzia Giulio Sapelli e da soli non si può combattere una crisi che è
anche culturale. Dobbiamo “fare compagnia”,
dobbiamo essere “rete operativa”.
Dobbiamo provarci; dobbiamo sperimentare modalità nuove; dobbiamo avere il
coraggio di rompere gli isolamenti; dobbiamo avere la forza di metterci in
discussione e guardare operosamente al nostro futuro.