mercoledì 13 febbraio 2013
domenica 10 febbraio 2013
Verso le elezioni....."Fuori dal torpore"...
Verso
le prossime elezioni…una riflessione !
10 febbraio 2013
“FUORI DAL
TORPORE !”
Quale
ruolo per il laico dinanzi a questa crisi ?
Intervento di Ivan Simeone
L’attuale situazione politica si sta
letteralmente “incartando” su se stessa. Le attuali forze politiche sono
immobilizzare da scandali morali ed economici.
L’ ideale è ormai messo in soffitta e i
tecnicismi imperano….ma poi ? Dove
stiamo andando ? quale futuro per i nostri ragazzi?
Le ideologie si sono liquefatte. Non vi è più
differenza tra la proposta politica di un partito di centrodestra o uno di
centrosinistra. I “grillini” di turno cercano di cavalcare la protesta ma senza
un disegno ed una proposta organica di governo. Nel frattempo le nostre piccole imprese, le nostre aziende artigiane
annegano sempre più nell’indifferenza dei nostri politici. Unico punto di
riferimento – che piaccia o no- è l’insegnamento della Chiesa in campo sociale,
ma i laici –che dovrebbero avere un ruolo determinante- devono avere la forza
di svegliarsi dal torpore e rimboccarsi le maniche.
Sulla scena nazionale non mancano i tentativi
e gli esempi di lavoro. I laboratori sociali si moltiplicano, come le
esperienze in campo economico.
Basti pensare alla “Economia di comunione” di
Loppiano degli amici focolarini, abbiamo il tessuto delle tante Associazioni di
categoria che si ispirano al mondo cattolico e che hanno dato vita ai
“laboratori” di Todi….esperienza ormai superata ma certamente stimolante…una
opportunità persa.
Abbiamo l’esperienza di “Rete Italia”, del
gruppo interparlamentare sulla sussidiarietà.
Abbiamo le Settimane Sociali e il Festival
della dottrina sociale che da qualche hanno, se pur sotto traccia, ha preso il
via generando una grande mole di contributi al dibattito socio-politico intorno
alla rivista “La Società” di Verona.
Abbiamo un mondo universitario altamente
strutturato.
Abbiamo il variegato mondo delle Associazioni
e Movimenti ecclesiali che, grazie ai personali carismi, operano
incessantemente per un “bene comune” che si fa prassi.
Ma cosa
manca ancora ?
Certamente oggi si sente la mancanza di
uomini come Gedda o Enrico Mattei, mancano veri leader
riconosciuti e riconoscibili.
Dobbiamo riscoprire l’insegnamento del Beato Giuseppe Toniolo, vero padre
dell’impegno dei cattolici nella società: dal mondo dell’economia alla
cooperazione, dal mondo universitario alle professioni…
Manca il lavorare insieme. Ognuno va per la
propria strada senza fare sinergia.
Don
Luigi Giussani,
oggi in odor di santità, in un importante ed ormai famoso discorso del 1987
alla DC riunita ad Assago ha tracciato una strada da seguire. Giussani
evidenziò come una “politica vera è quella
che difende una novità di vita nel presente, capace di modificare anche
l’assetto del potere”.
Ecco che la politica, al di là degli
schieramenti, deve dare risposte concrete alla Persona.
La politica, ci rammenta Giussani, deve
decidere se favorire una società come strumento, manipolazione di uno Stato e
del suo potere, o favorire uno Stato che sia veramente laico, cioè al servizio
della vita sociale e che guardi al bene comune.
Sempre Don Luigi Giussani, nel suo intervento
di Assago, ha evidenziato come “è nel
primato della società di fronte allo Stato che si salva la cultura della
responsabilità”… è il principio della sussidiarietà che si fa operativo.
Tutto ciò lo ritroviamo nella dottrina
sociale. Forse dovremmo dare maggior respiro allo studio e alla riflessione sul
Compendio della dottrina sociale.
Dovremmo ripartire dalle comunità
parrocchiali per aprire “laboratori sociali”; dobbiamo rilanciare quei soggetti
intermedi come le associazioni, il mondo cooperativo, i sindacati datoriali e
le reti di imprese…..dobbiamo darci una
svegliata.
Il ruolo (attivo ?) della Parrocchia.
Il
Prof. Vincenzo Antonelli, docente in diritto amministrativo dell’ Università
LUISS di Roma, in uno scritto pubblicato sulla rivista “La Società” di
Luglio-Agosto 2012, ha sottolineato l’esigenza di riprendere uno studio
organico della dottrina sociale all’interno delle singole parrocchie. Antonelli evidenzia come la dottrina sociale
“si pone quale criterio di azione per i laici, ai quali è richiesta una sua
conoscenza più esatta. (…) E’ nella parrocchia, continua Antonelli, che la
conoscenza della dsc può indurre ed alimentare una nuova capacità ispiratrice
ed operativa e legare gli innumerevoli interventi sociali realizzati sul
territorio ad una accresciuta consapevolezza”. Ecco che bisogna promuovere e
sostenere gruppi di lavoro, laboratori sociali nelle parrocchie come nelle
associazioni e in tutti i corpi intermedi. Il problema non è quello di porre in
essere partiti “cattolici” –ormai anacronistici- ma ridare forza ad un senso
alla politica che possa dare risposte sane ai bisogni della Persona; cosa
sancita anche dagli Orientamenti pastorali dell’Episcopato italiano per il
decennio 2010-2020. Purtroppo, su questo versante, diversi parroci sono
tiepidi, presi dalla gestione ordinaria della Parrocchia e soffocati dalle
incombenze gestionali…..ma i laici ? Anche i sacerdoti devono avere il coraggio
di “guardare oltre”; molti già lo fanno ma non basta.
Unità di vita….
In un importante articolo, il Sac. Prof. Enrique Colom, del
Pontificio Ateneo della Santa Croce di Roma, grande studioso della dsc, ci
offre una riflessione sull’importanza di non separare l’insegnamento cristiano
dal quotidiano, anche seguendo l’insegnamento di San Josemaria Escrivà che più volte ci ha sottolineto l’importanza
dell’unità di vita.
Il Prof. Colom evidenzia alcuni punti come la
solidarietà, la sussidiarietà, il concetto di bene comune, il ruolo della
Famiglia…fino ad arrivare ad aprire una riflessione sul mondo economico e sul
lavoro…il tutto in una unicità di intenti e da un principio basilare: “…la vita cristiana non è tanto una dottrina
o una teoria, quanto la vita di Cristo, cioè la sequela…” Questo implica il
“seguire” nella sua complessità e totalità, anche nel campo sociale, in riferimento
a quella unità di vita e di comportamento. Non possiamo dissociare la fede
dalla vita quotidiana; è questo –sottolinea il Prof. Colom- il grande errore
del nostro tempo.
Il discorso ci porterebbe certamente lontano
e bisognerebbe scomodare diverse Encicliche sociali…tutte cose che si sono
sempre dette e ridette ma, forse, è giunto il momento di metterle in pratica e
cercare di ridare una formazione alla prassi politica e ridare voce a quei
Valori da sempre enunciati dai nostri politici ma, spesso, sacrificati
sull’altare laico del pragmatismo…che ci ha condotto sino all’attuale
situazione di crisi.
Ora dobbiamo rimetterci in discussione, tutti
quanti, e operare concretamente per le nostre comunità, per quel “bene comune”
che deve essere non la sommatoria di beni individuali o ridotto ad un benessere
socio-economico, come ci ha rammentato il Prof. Colom, ma “Il concetto di bene comune
indica il bene della collettività e delle singole persone, di tutti e di
ciascuno, un bene che è collettivo e individuale al tempo stesso. Il bene
comune è al di sopra degli interessi particolari e degli egoismi corporativi.
Il bene comune non consiste
nella semplice somma dei beni particolari di ciascun soggetto del corpo
sociale. Essendo di tutti e di ciascuno è e rimane comune, perché indivisibile
e perché soltanto insieme è possibile raggiungerlo, accrescerlo e custodirlo,
anche in vista del futuro”
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